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Isola al crac, le risorse non si inventano: la spesa va tagliata

Certo per chi vive di consenso e non conosce altra pratica che l’assistenzialismo risulta arduo proporsi con interventi drastici

La Sicilia si avvia mestamente verso il Crocetta ter; non c’è rimpianto per chi lascia né curiosità per chi arriva, ma una profonda frustrazione per l’assenza di programmi e prospettive. Dopo circa trenta mesi di latitanza, neanche ci si interroga lungo quali direttrici promuovere un rilancio dell’economia siciliana, né tantomeno con quali risorse. Altre priorità affollano l’orizzonte quotidiano della politica siciliana.

Una batteria di record negativi rischia di sancire la collocazione stabile della Sicilia nel Guinness dei primati. La disoccupazione, la mancanza di risorse finanziarie, la crescita a dismisura dei giovani senza lavoro e senza impegni di studio, la montagna di debiti tra visibili ed occulti, i consumi precipitati a livelli post bellici, i creditori divenuti ormai eserciti, casse vuote... tutto insomma delinea un quadro finanziario che ci approssima al default.
Con gli ultimi due governi le risorse per coprire la spesa corrente sono state tagliate del 35%. Un taglio insopportabile in una terra regione-dipendente; eppure i nostri amministratori non sono stati neppure sfiorati dal dubbio che a minori entrate dovessero corrispondere minori uscite. Ma le risorse non si inventano.
Eserciti di dipendenti, stuoli di pensionati, precari in tutte le salse, piante organiche affollate oltre ogni limite con innumerevoli postazioni scoperte, dirigenti senza ufficio ma garantiti da clausole di salvaguardia degli stipendi. Persino l’interpello, abrogato per legge, resta l’arma spuntata delle politiche di reclutamento della Regione. Proprio martedì il sindaco di Mazara del Vallo garbatamente irrideva il sito regionale dove viene custodito il Satiro danzante, denunciando una maggiore presenza di personale piuttosto che di visitatori.

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