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«Costi standard in tutte le regioni
È questa la ricetta contro gli sprechi»

Nella sola sanità, in Sicilia, se si pagassero le forniture come nel resto d’Italia si risparmierebbero oltre due miliardi all’anno

Siamo alla rivolta. Le regioni chiamate a concorrere al risanamento dei conti pubblici gridano al delitto di lesa maestà e, per dare forza alla salvaguardia dei propri bilanci, minacciano addirittura di tagliare la sanità. Un atto vile ed egoistico. Eppure, ce lo ripetono e ce lo ripetiamo tutti i giorni. Il Paese non può sopportare il carico fiscale attuale e tantomeno potrebbe sopportare nuove tasse. Resta l’alternativa di tagliare la spesa pubblica improduttiva. Questa soluzione - l’unica praticabile - registra una convergenza assoluta. Da destra a sinistra, dai sindacati integralisti a quelli più riformisti, passando dagli imprenditori e dall'intellighèntia, l'adesione è totale. C'è un però. Vanno bene i tagli, purchè non riguardino il «mio giardino». In questo drammatico carosello si stanno consumando le residue speranze di ripresa dell'Italia, mentre l'odioso gioco degli egoismi induce la paralisi.

Ricordava ieri Sergio Rizzo sul Corriere della Sera che tra il 2000, anno di riforma della Costituzione con l'ampliamento dei poteri delle regioni, la sola spesa sanitaria è cresciuta del 60%, passando da 70 a 112 miliardi di euro all'anno. Questo Giornale, appena pochi giorni fa, anticipando le tensioni che cominciavano a manifestarsi al solo annuncio di tagli in sanità, forniva ai lettori una breve rassegna della spesa sanitaria impropria.

Risultava così che in Sicilia l'eccessiva spesa per i farmaci (la più alta d'Italia), la persistente tendenza a trovare in altre regioni una risposta alla domanda di salute, lo stillicidio con il quale si trasferiscono i fondi alle aziende sanitarie costrette quindi a ricorrere al credito di banche e fornitori, la mancata introduzione di gare centralizzate per l'acquisto di presìdi ospedalieri, facevano lievitare ad almeno 700 milioni la spesa aggredibile. Si conferma così che non è la cura dei pazienti che va tagliata, quanto invece gli sprechi e le inefficienze di un sistema che, per la sola sanità e la sola Sicilia, costa 8.832 milioni di euro all'anno.

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