La Formazione si conferma lo specchio nel quale la Regione siciliana riflette la propria esistenza. Il punto di incrocio fra regole e abusi. Alla fine, però, il principio di realtà non può che rendere giustizia al buon senso. I soldi sono finiti per tutti. Anche per i gestori degli enti che dovrebbero prenderne atto ed evitare inutili prove di forza.
In questi giorni le scuole si sono viste arrivare dall'assessorato una buona parte degli arretrati e la promessa che altri fondi arriveranno. Fatti due calcoli, però, è emerso che le risorse saranno inferiori alle attese. Il buon senso avrebbe imposto una scelta radicale: tagliare gli affitti, ridurre le bollette, azzerare le consulenze. Insomma sfoltire la ragnatela degli sprechi. Invece gli enti hanno deciso un altro percorso ben più aspro e cosparso di chiodi.
Quello che porta ai contratti di solidarietà. Significa che i dipendenti salveranno il posto ma dovranno accontentarsi di un salario inferiore. Mediamente il sacrificio sarà di circa 200 euro al mese. Come riflesso automatico i sindacati hanno proclamato uno sciopero per la prossima settimana. Non si capisce, però, il destinatario della protesta: la Regione oppure i gestori degli enti? La differenza non è trascurabile. L'assessorato ha cercato di salvare il salvabile tenuto conto delle risorse a disposizione.
Non altrettanto i gestori che, invece di azzerare gli sprechi hanno preferito scaricare il peso del risanamento sui dipendenti. Siamo sicuri che fosse la cosa più giusta da fare? Siamo certi che non ci fossero un po' di spese inutili da azzerare? Quello che emerge con chiarezza è che ormai non si può più far finta di niente. Le contraddizioni stanno emergendo a raffica. È l'ora che ognuno si assuma le proprie responsabilità. I politici e i sindacalisti, ma anche i dipendenti. Per quello che fanno e la funzione che svolgono sono decisamente in troppi. Se vogliono andare avanti devono accettare il taglio del monte di stipendi: o come numero (quindi accettando i licenziamenti) oppure in quantità accettando i contratti di solidarietà. Non si può combattere contro la realtà. I vecchi parametri sono saltati: difenderli non aiuterà certo a risolvere il problema.
Non diversamente dagli operai che, nell'Inghilterra della Prima Rivoluzione industriale, distruggevano i telai a vapore che prendevano il loro lavoro. Oggi il nuovo parametro coniuga il verso della flessibilità. La riforma del mercato del lavoro all'esame del Parlamento l'ha trasformata in legge.
Caricamento commenti
Commenta la notizia