«Non devono più esistere signori degli appalti nelle amministrazioni pubbliche, gente che decide come utilizzare soldi pubblici per scopi personali. Vicende come quelle di Misilmeri non sono dovute alla crisi, ma la aggravano, perché di fatto sottraggono illecitamente lavoro a professionisti e imprese che cercano di rimanere onestamente sul mercato, rispettando le regole del diritto e della concorrenza». Il tenente colonnello Salvatore Altavilla, comandante del Reparto Operativo dei carabinieri del capoluogo, parla dell’operazione «Monopolium», un’indagine sugli appalti truccati nel comune di Misilmeri che ha portato le forze dell’ordine ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di dieci persone. Due di loro, la funzionaria comunale Irene Gullo e l’ingegnere Paolino Rizzolo, sono finiti agli arresti domiciliari. Altri otto professionisti, invece, sono destinatari della misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione. Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, turbativa d’asta, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa. Secondo i carabinieri il capo ufficio tecnico, in servizio quando il Comune venne sciolto per infiltrazioni mafiose, avrebbe truccato alcuni appalti. L’inchiesta è una tranche di un’operazione antimafia che portò all’arresto di cinque persone e ad un avviso di garanzia per l’ex sindaco di Misilmeri, Piero D’Aì, del presidente del consiglio comunale, Giuseppe Cimò, e del vicepresidente, Giampiero Marchese. Tra i destinatari delle misure cautelari allora ci furono anche Antonino Messicati Vitale (allora latitante in Indonesia, a Bali), riarrestato nei giorni scorsi e ritenuto capo della cosca di Villabate e Vincenzo Ganci, candidato alle ultime elezioni al Consiglio comunale di Palermo. Dopo il blitz il Comune venne sciolto per mafia. Quello degli «appalti truccati» nelle pubbliche amministrazioni siciliane, in particolar modo nella provincia di Palermo, può essere definito come un fenomeno? «È certamente una dinamica deviante con la quale ci confrontiamo a tutela del libero mercato e a difesa delle attività lavorative condotte nel pieno rispetto della legalità. Appare fin troppo chiaro come condotte illecite come quelle emerse nell’indagine “Monopolium” nuociono al lavoro trasformandolo di fatto in un favore». L’INTERVISTA INTEGRALE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA