L’istituto dell’interpello è una roba da marziani. È uno scandalo talmente straordinario ed eccezionale che sicuramente lascerebbe a bocca aperta qualunque extra-terreste di passaggio sui tetti della Regione siciliana. Difficile immaginare che qualcosa del genere possa esistere in altre parti dell’universo. È un privilegio talmente privo di logica da risultare intollerabile a qualunque forma di intelligenza: da quelle più sofisticate alle più elementari. Invece in Sicilia continua a trovare applicazione nonostante un organico che direttamente o di riflesso raggiunge le ventimila unità. Eppure non si trova mai disponibilità al trasferimento costringendo l’amministrazione a ingaggiare collaboratori esterni. È vero che ormai non c’è più nessuno che abbia il coraggio di difendere l’interpello pubblicamente. Né sindacalisti né uomini politici. Nessuno però ha voglia di cambiare la situazione sapendo bene che lo scorrere lento degli avvenimenti ha il pregio di premiare l’immobilismo. Fino allo scandalo di uffici costretti a funzionare a scartamento ridotto (o addirittura chiudere) per mancanza di personale e altri, invece, che ne hanno in sovrabbondanza. Tra le diverse scrivanie, però, non funziona il principio dei vasi comunicanti. Il presidente Crocetta nell'intervista che pubblichiamo oggi ha annunciato la svolta. L’istituto dell’interpello, secondo le sue dichiarazioni, si avvia verso la rottamazione. Il nuovo corso inizierà tra pochi giorni con i dirigenti per i quali varrà il principio della rotazione. Poi la riforma dovrebbe scendere più in profondità verso i piani inferiori della burocrazia. Speriamo che le promesse del presidente non restino tali. Verificheremo. L’istituto dell’interpello deve saltare e deve saltare subito perché è uno scandalo. C’è una legge regionale che lo abolisce ma finora non è stata applicata per i consueti salti di memoria: nessun burocrate che si ricordi mai di scrivere i decreti attuativi. Ora si è aggiunta la legge Madia che impedisce al dipendente pubblico di opporsi al trasferimento entro cinquanta chilometri. La Regione non può più perdere tempo. L’Autonomia è nel mirino di sanguinose critiche. È accusata di essere diventata lo scudo di privilegi odiosi. Se la classe politica non si affretta a cambiare parametro sarà molto difficile difendere ancora per molto lo Statuto.