Forse sarà bene che tutti se ne rendano conto: politici, sindacalisti, operatori economici, precari, sindaci e tutto il resto. La Regione ha le casse vuote. Non per quest’anno o per il prossimo, ma per sempre. Se ne dovrebbero rendere conto i forestali ai quali sono stati promessi soldi che non esistono. Dovrebbero saperlo i trattoristi dell’Esa che hanno occupato la sede del vecchio ente. Altrettanto i sindaci e i dipendenti della Formazione. Le loro manifestazioni non otterranno nessun risultato. Per il resto sono cronache del nulla. C’è una classe politica che, dimostrando un fragile senso di responsabilità, continua a inseguire il guscio vuoto di una presunta centralità. Litiga su logiche di schieramento che riguardano esclusivamente le sue dinamiche interne e fa promesse che non potrà mantenere. In questo segmento del nulla non ci sono che fiori finti. Perché la realtà è una sola come su queste colonne non ci siamo mai stancati di ripetere: l’epoca delle vorticose controdanze con i soldi pubblici è finita. Non ci sono più svolazzi da fare e crinoline da mettere in mostra. La musica è finita, la banda è andata via. C’è solo da fare i conti con la dura realtà fatta di tagli di spesa e di sacrifici. Inutile inseguire sogni che non ci sono più e che comunque sono costati cari. Molto cari. Tanto da aver vuotato le casse. È inutile che i sindacati proseguano sulla via delle rivendicazioni sposando ogni tipo di protesta per recuperare ruolo e funzione. Non serve a nulla che i precari occupino le piazze di Palermo perché non ci sono più elemosine da elargire. La sola cosa che raccolgono è l’irritazione della città sottoposta a disagi straordinari. È giunto il momento della serietà e della consapevolezza. Significa sedersi attorno a un tavolo, individuare le priorità e i mezzi finanziari per raggiungerli. Tutto il resto si taglia.