Dopo «Occupy Wall Street» a New York, «Occupy Central» a Hong Kong. Ma non è un mero effetto della globalizzazione: «Semmai, è un effetto della democrazia», esclama Ugo Tramballi. L’inviato del «Sole 24 Ore» aggiunge: «Con lo sviluppo dei media ormai chiunque vede cosa succede nel mondo, ma a Hong Kong tutto questo sarebbe maturato comunque. Sono due storie diverse. Vero che pure qui stanno occupando la zona delle banche, ma la domanda è politica. Di democratizzazione della politica, non della finanza».
Ragazze e ragazzi della «rivoluzione degli ombrelli» chiedono alla Cina, tra l'altro, il voto a suffragio universale. Strano che, nel 2014, qualcuno debba protestare per un diritto così elementare?
«Dipende da dove lo chiedi. La democrazia è un prodotto della cultura occidentale, non dimentichiamo poi che questa rivendicazione pure in Italia è stata risolta solo nel dopoguerra. Mica un secolo e mezzo fa!».
A Hong Kong, qual è il punto della questione?
«Quando la Gran Bretagna ha restituito questo territorio alla Cina, era stato previsto che progressivamente nel Parlamento di Hong Kong sarebbe aumentata in percentuale la quota di deputati eletti direttamente. Questo vale pure per il presidente della Regione Amministrativa Speciale, che dovrà essere scelto dai cittadini e non nominato da Pechino».
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