I mercati sono come i perenni commensali di una tavola imbandita: stanno attenti ai sapori, ai profumi, agli olezzi, alle quantità. L'obiettivo è quello di non arrestare il flusso delle portate. E oggi brindano con una bottiglia che tutti sapevano sarebbe arrivata, ma pochi ritenevano fosse di un'annata così prelibata. Fuor di metafora i mercati brindano all'aumento del Prodotto Interno Lordo degli Usa che nel secondo trimestre di questo 2014 ha avuto un incremento del 4,6 per cento, quasi mezzo punto in più rispetto al 4,2 che si stimava dopo la prima lettura dei dati fatta a luglio. Nulla a che vedere con i triboli dell'Europa, il Continente della paura dove i sentieri verso l'orizzonte si aggrovigliano in anse che condividono solo il fatto di essere in salita. Alberto Orioli, vicedirettore de Il Sole 24Ore, qualche giorno fa, commentando l'incontro a Detroit tra Matteo Renzi e Sergio Marchionne, ha scritto: «Si comparano grandezze omogenee o almeno commensurabili, per cui può sembrare ingenuo o velleitario accostare la situazione dell'Italia e quella degli Stati Uniti. Ma non lo è quando nelle stesse ore si deve dare conto di un crollo della fiducia delle imprese in ogni settore nel paese europeo e del boom del PIL Oltreoceano. E quand'anche si comparassero due grandezze statisticamente più accostabili, come sono ad esempio l'Europa e gli Usa, le conclusioni non sarebbero molto diverse. Purtroppo». Di questo passo, entro quanto tempo questa distanza rischia di diventare incolmabile? «Il modello dei sviluppo degli Usa è quello di una società fortemente vocata ai consumi. È chiaro che questo non è sempre positivo soprattutto quando i consumi superano (e di molto) le disponibilità. Come tutti sanno i risultati di questo modello hanno avuto anche effetti dannosi e criticabili. L'aumento dei consumi degli americani, insieme con l'aumento degli investimenti, alla base dello scatto del PIL, sono due fattori all'origine del ciclo virtuoso che non riusciamo a far partire in Europa e in Italia. Questa spirale non si è innescata nonostante gli annunci del governo, compresi gli 80 euro di Renzi. Certo, questo non comporta che in Italia si debba diventare tutti "americani". Ma si può prendere atto delle lezioni che le scelte di quel Paese offre a chi le osservi senza pregiudizi». LEGGI L'INTERVISTA COMPLETA NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA