Non sono considerati tra i maggiori «pericoli naturali» e ad oggi le loro esplosioni non si possono prevedere. Però, all’indomani della tragedia nella riserva naturale di Macalube d’Aragona, dove sabato un cosiddetto «vulcanello freddo» è improvvisamente esploso uccidendo due bambini di 7 e 10 anni, l’attenzione per il fenomeno è cambiata. Soprattutto in Sicilia, dove si registra una delle più alte concentrazioni di vulcanelli in Italia. Ed è lo stesso presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Stefano Gresta, ad avvertire: «Ora facciamo attenzione alle emissioni di Santa Barbara e della miniera di Floristella». IL FENOMENO DEI VULCANELLI AD OGGI, IN TERMINI DI "PERICOLOSITÀ NATURALI", NON È CLASSIFICATO AI PRIMI POSTI. DUE BAMBINI, PERÒ, HANNO PERSO LA VITA. CHE SIA SOTTOVALUTATO? «Innanzitutto, voglio esprimere il profondo cordoglio dell’Ingv e mio personale ai genitori dei due bambini. Per valutare la pericolosità di qualsiasi fenomeno naturale questo deve venire prima studiato e compreso nelle sue dinamiche e nelle conseguenze che può avere nelle attività sociali. È chiaro che i fenomeni di vulcanismo sedimentario non sono paragonabili a quelli sismici o vulcanici "classici", sia in termini dimensionali e di diffusione sul territorio che in termini di impatto sulla popolazione e sulle attività sociali. Tuttavia, una maggiore attenzione a questi fenomeni ed alla loro pericolosità dovrà necessariamente essere messa in atto».