PALERMO. «La legge Severino non lascia dubbi: Luigi De Magistris, com'è già avvenuto per altri sindaci, va sospeso dalla carica. Inaccettabile, poi, che un ex magistrato esprima certi commenti. Ad esempio, che a dimettersi non dovrebbe essere lui ma chi l'ha condannato. Sono frasi gravi e offensive». Fino allo scorso anno presidente della commissione Giustizia della Camera che approvò il testo unico sui divieti a ricoprire incarichi elettivi in caso di condanna, Giulia Bongiorno può certamente essere considerata «interprete autentica» di quella legge. Per la penalista palermitana, nessuna incertezza sul caso De Magistris: «La sentenza a carico del sindaco di Napoli rientra nei casi previsti dalla normativa». Dopo Silvio Berlusconi, la «legge Severino» rischia di fare un'altra vittima illustre. Davvero un verdetto di primo grado per abuso d'ufficio può lasciare Napoli senza il suo primo cittadino? «La vicenda di Berlusconi era diversa, perché si trattava di applicare la decadenza a seguito di una condanna definitiva. Nel caso di De Magistris, che riguarda l'attività da lui svolta quando era in magistratura, si tratta di sospensione dalla carica di sindaco a seguito di una condanna di primo grado. L'interpretazione delle norme mi sembra abbastanza chiara. Semmai, mi ha sorpreso la sua reazione». Cioè? «Credo che si debba avere rispetto delle istituzioni, anche quando queste ti danno torto. Se viene meno questo principio, salta tutto. Le affermazioni che leggo in queste ore sono molto forti e, considerato chi le fa, rischiano di creare un corto circuito nella stessa magistratura. Giustizialismo e garantismo c'entrano poco. Le regole possono piacere o meno, ma vanno osservate. Non entro nel merito della sentenza, però lui adesso dovrebbe limitarsi a dire che la impugnerà in Appello. E nulla più». LEGGI L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA