Il «Califfato dell'Orrore» teme le donne-soldato del Kurdistan iracheno. Le Peshmerga. «I jihadisti dello Stato Islamico fuggono quando le vedono», dice Maurizio Molinari, corrispondente del quotidiano «La Stampa» dal Medioriente. «Sono le testimonianze delle stesse donne in servizio nel Nord dell’Iraq — sottolinea il giornalista — a farci sapere questa notizia». Stranezze di una "guerra santa". Perché i sanguinari miliziani dell'Isis arretrano dinanzi alle soldatesse? «Una possibile spiegazione può venire dai sermoni salafiti di quegli Imam che ammoniscono i jihadisti a non farsi uccidere da donne perché rischierebbero di non trovare le ambite 72 vergini una volta raggiunto il Paradiso. I Paesi occidentali che sostengono le forze curde e irachene contro Isis stanno esaminando tale dinamica nel tentativo di sfruttare quello che potrebbe essere un elemento di vulnerabilità dei miliziani jihadisti, finora conosciuti soprattutto per atti di violenza efferata». Nel Medioriente islamico, i battaglioni al femminile dei peshmerga rappresentano un'eccezione? «Non proprio, anche lo Stato Islamico di Abu Bakr al Baghdadi ha unità militari femminili. Le usa in particolare come polizia militare per sorvegliare i bordelli di ragazze yazidi, creati per appagare le necessità dei volontari della jihad. Sono modi assai diversi di adoperare le reclute femminili. Riguardo a Isis, la presenza di volontarie jihadiste donne è una novità rispetto ad Al Qaeda. Da quanto sappiamo finora dipende in gran parte da volontari e convertiti in arrivo da Paesi occidentali. Ad esempio, la polizia che gestisce i bordelli è guidata da jihadiste britanniche». ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA OGGI