Per denunciare i guasti dell'Autonomia ha appena pubblicato un libro: «Buttanissima Sicilia» che sotto la forma di un atto d'accusa senza attenuati rappresenta, in realtà, un grande atto d'amore verso la sua terra. Quelle di Pietrangelo Buttafuoco, 51 anni di Agira (Enna), giornalista, scrittore, autore teatrale sono pagine che solo il disincanto di una passione tradita può produrre. Durissime ma non rancorose, un dolore elaborato ma non rassegnato, un flusso di coscienza mai staccato dall'attualità di ieri, come oggi, come domani. Chiede (a Renzi?) il commissariamento della Regione ma solo per combattere il gattopardismo che resta la cifra di tanti rivoluzionari di cartapesta: «Tutto voglio fare tranne che portare acqua al mulino dell'antipolitica. Anzi, lo stato in cui versa la Sicilia esige una risposta fortemente politica». Sta battendo il territorio per quella che chiama la «campagna lettorale» («Le librerie al posto delle sezioni dei partiti»). Perché lo Statuto «sarà pure nella Costituzione, ma questo privilegio, frutto dell'unica e vera trattativa Stato-mafia, può essere tagliato con un colpo di penna. E di coraggio».
È TUTTO DA BUTTARE NELL'AUTONOMIA?
«Per come è stata declinata, purtroppo non c'è nulla da salvare. Settant'anni fa era stata certamente una grande intuizione per sottrarre la Sicilia ai demoni che la stavano frequentando. Purtroppo non ha funzionato e la Sicilia è diventata una fogna per un esercizio di potere che ha ridotto al lumicino quel pezzo pregiato, quel grumo di equilibrio che per secoli è stata quest'isola rispetto al Mediterraneo».
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