A giudicare dai tempi e dai modi della gestione, i fondi europei assegnati alla Sicilia non godono di grande favore presso la politica e le burocrazie regionali. Eppure, in una regione che spesso non trova i quattrini neanche per la cancelleria, non dovrebbe passare sotto silenzio che ci sono in ballo circa 4,4 miliardi di euro, quasi 8.500 miliardi di vecchie lire, da spendere in sei anni. Forse siamo talmente adusi a sentire annunci senza seguito, che persino gli addetti ai lavori fanno fatica a credere a questa manna dal cielo. È per questo che accantoniamo il discorso sui numeri e passiamo a considerare invece le cose concrete che si stanno facendo con le risorse finanziarie assegnate dall'Europa. Però, con una breve postilla numerica.
Nella precedente legislatura (governo Lombardo) sono state certificate spese per 849 milioni di euro in poco più di quattro anni. Nella attuale (governo Crocetta) le somme spese e certificate sono risultate pari ad un miliardo e 13 milioni in appena 20 mesi. L'accelerazione ha superato il 119% e siamo così ad una spesa «certa» di 1.862 milioni. Il cambio di passo è evidente. Eppure conquistano più spazio (e persino autorevoli dichiarazioni) le bufale sul Piano Giovani, dove ballano circa 100 milioni di euro, che non questo prestigioso traguardo.
Delle somme disponibili, 1.700 milioni di euro sono destinati ad un blocco di interventi che vanno sotto il nome di «grandi opere». Ed è questa la vera notizia. Guardiamo quindi alle infrastrutture materialmente in corso. Quelle opere cioè che hanno già superato le lunghe e defatiganti procedure, la selva di timbri, bolli ed autorizzazioni e si sono trasformate da «pezzi di carta» in «pale, picconi» e... lavoro vero!
Cominciamo dalle opere ferroviarie, ambito questo che vede la Sicilia stagnare in un ritardo secolare. Stiamo parlando, con una dote di 380 milioni, del nodo urbano di Palermo-Punta Raisi e della tratta Agrigento-Palermo. Da quella zona della Sicilia sarà così raggiungibile lo scalo Falcone-Borsellino in poco più di un’ora. Per molti anni abbiamo lamentato la povertà dell’infrastruttura ferroviaria siciliana nella quale il doppio binario e l’alimentazione elettrica restano quasi sconosciute. Ora, con un colpo d’ala, il governo Renzi ha deciso di imprimere una fortissima accelerazione ad un grande investimento (questa volta con fondi statali pari a 5,2 miliardi di euro), per avviare entro la prossima primavera la modernizzazione della linea ferrata Palermo-Catania-Messina-Palermo. Una rivoluzione attesa da almeno mezzo secolo. Anche per noi quindi il «treno veloce».
Ma torniamo ai fondi europei. Altre due grandi opere riguardano il comparto stradale. Con circa 690 milioni si stanno realizzando l’autostrada Siracusa-Gela ed il collegamento veloce Agrigento-Caltanissetta. Con la tratta autostradale si realizza un altro importante tassello per la chiusura dell'anello che permetterà il rapido periplo della Sicilia. Resta soltanto il tratto da Gela a Trapani. Quanto alla scorrimento veloce, essa rappresenta una valida alternativa nel collegamento tra il centro e le zone costiere della Sicilia. Da più punti della Sicilia saranno facilmente raggiungibili l’aeroporto di Catania, la valle dei Templi, Aidone e Morgantina, la Villa del Casale. Ne beneficeranno turismo, cultura ed economia.
Nella logistica e quindi nei servizi ai trasporti, l’interporto di Termini Imerese (65 milioni di investimento) rappresenta una pietra miliare per i commerci e le imprese. Qui, però, potremmo scrivere una pagina nera per la Sicilia. Quelle stesse autorità che hanno voluto questa fondamentale infrastruttura (che peraltro si completa con l'interporto di Catania) stanno mettendo in discussione l’intero investimento, avendo bocciato, nel corso del dibattito sulla Finanziaria ter, la ricapitalizzazione della società preposta alla realizzazione dell’opera. Al di là delle motivazioni, che certo non sono nobili, resta una scelta miope, autolesionista ed infingarda.
Anche il trasporto pubblico locale entra nel segmento delle grandi opere finanziate dall’Europa, con l’anello ferroviario di Palermo, la Circumetnea ed il sistema tram sempre a Palermo. La dotazione per queste opere sfiora i 360 milioni di euro. Non servono molte parole per confermare la famosa intuizione di jhonny stecchino sull'impatto del traffico nella capitale della Sicilia. Il tram ed ancor più l’anello ferroviario sotterraneo che parte da Notarbartolo, raggiunge la fiera, il porto, il Politeama ed i Lolli prima di tornare a Notarbartolo, permetteranno con una frequenza di due minuti di raggiungere punti nevralgici della città, senza interferire con il traffico di superficie e senza inquinare. La Circumetnea, dal canto suo, oltre a collegare una miriade di piccoli e medi centri urbani con Catania città, darà una poderosa spinta al circuito turistico che ruota attorno al più grande vulcano d'Europa.
Il sistema di fornitura di acqua potabile, l'altro grande malato siciliano insieme al sistema dei rifiuti, vede due grandi opere avvicinarsi al traguardo: l’acquedotto Gela-Aragona e quello detto Montescuro ovest, per un impegno di circa 70 milioni di euro. Forse al grande pubblico diranno poco, ma in realtà si tratta di due dorsali fondamentali. Il Gela-Aragona consente il trasferimento di risorse idriche dall'impianto di dissalazione di Gela al comprensorio agrigentino di cui beneficieranno, nel contempo, cinque comuni (Gela, Niscemi, Licata, Palma di Montechiaro, Agrigento ed Aragona) per un bacino di 205 mila abitanti; una volta completato il serbatoio Blufi sul fiume Imera meridionale, l'acquedotto Gela-Aragona potrà convogliare anche le risorse idriche provenienti da tale serbatoio. L'acquedotto Montescuro invece garantirà l'acqua all'intera fascia sud occidentale della Sicilia, assicurando un efficiente servizio di fornitura potabile nelle province di Agrigento, Trapani e Palermo; in complesso, l'acquedotto Montescuro darà acqua a 24 comuni per un totale di oltre 400 mila abitanti. Insomma più di 600 mila siciliani non patiranno più la sete.
Ci sono infine due grandi opere: la banda larga (80 milioni) che lancerà la Sicilia nella rete mondiale dei collegamenti via web ed il più avanzato sistema di lotta ai tumori ed alle neoplasie infantili che oggi si conosca; si tratta della protonterapia che sarà avviata a Catania (65 milioni di euro); la protonterapia è in grado di colpire la massa tumorale senza incidere sui tessuti sani circostanti. Ci sono cinque impianti della specie in tutta Europa ed uno solo in Italia, a Trento. Forse i «viaggi» della speranza potrebbero diventare gli «arrivi» della speranza!
Per tutte le opere descritte la spesa già certificata si avvicina alla metà dei fondi assegnati con la sola eccezione della protonterapia; la palla è ancora nelle mani dell'assessorato sanità. Ecco un esempio concreto di che cosa significa fondi europei; è facile intuire che cosa avremmo potuto realizzare, in più e meglio, con burocrazie meno infingarde e politici più consapevoli.
Dalle infrastrutture alla sanità: la Sicilia può crescere solo con i fondi europei
Col governo Crocetta la Regione ha speso oltre un miliardo in 20 mesi, il 119% in più dell’esecutivo precedente
Caricamento commenti
Commenta la notizia