Non c’è verso che la Regione Siciliana si decida a virare dalle politiche vuote alle iniziative concrete. Non c’è verso di fare capire che la pubblica amministrazione non può creare lavoro ma, al contrario, deve assicurare le condizioni favorevoli al lavoro e quindi lasciar fare al mercato. Non c’è verso di fare capire che il lavoro non si attiva con i sussidi o con il precariato, ma realizzando infrastrutture, allentando il nodo scorsoio delle burocrazie, combattendo l’illegalità e la corruzione, favorendo l’accesso al credito, riducendo i costi indiretti del lavoro; insomma tutto il contrario di quanto la Regione Siciliana propone e, comunque, quasi mai realizza. La situazione è seria e grave. La disoccupazione giovanile che, nella fascia 15-24 anni, viaggia verso il 60%, ha raggiunto una soglia epocale. Come ha detto il direttore del Fondo Monetario, si sta bruciando il futuro di intere generazioni. Ma la Sicilia e la sua classe dirigente sanno aprire soltanto i rubinetti della spesa assistenziale e si guardano bene dall’usare i fondi europei ed attivare la spesa per lo sviluppo. Mentre la barca affonda, si approntano soluzioni inefficienti e residuali. Che cosa possono apportare il Piano giovani e Garanzia giovani se non qualche granello di conoscenze, un sussidio a tempo ed il ritorno prossimo nel limbo dell'attesa senza confini? Perché i datori di lavoro privati ed in genere le imprese dovrebbero potere offrire, tra sei mesi, quello che non possono dare oggi? E comunque anche queste politiche di rattoppo stentano a decollare. Risulta ormai palese come l’amministrazione regionale non sia in grado di assicurare livelli pur minimali di servizio. E così, anche il «prevedibile» non viene previsto. Si parla ma non si governa. Si annuncia e si fallisce. Che cosa c’è da aspettarsi da una amministrazione che dopo un anno e due mesi non ha aperto un cantiere di servizio, la cui unica giustificazione era l’urgenza? Che cosa c’è da aspettarsi da una amministrazione che è andata in tilt 30 giorni fa con la prima infornata di candidati al Piano giovani e che, trenta giorni dopo, si esibisce nel medesimo flop, lasciando peraltro migliaia di siciliani a languire nella più avvilente mancanza di informazioni? Un mese fa erano interessati al Piano, 21 mila giovani e 12 mila imprese; che cosa è successo dopo? Mistero. Insomma si ripropone un tema antico e mai risolto, quello che vede i governi indicare comunque delle soluzioni, per quanto insufficienti e residuali, e dall'altro le strutture dell'amministrazione incapaci di concretizzarle in gestioni efficaci ed efficienti. La separazione delle competenze non può giustificare in alcun modo la separazione delle responsabilità. Eppure tutto sembra immutabile. Cari ragazzi, non vi resta che disperare o magari farvi tentare dalla scelta di quei 10.554 siciliani che, soltanto nel 2012, hanno deciso di assurgere al rango di «cittadini»; ma nel centro-nord!