PALERMO. Ma che grande «storia ignobile ci tocca raccontare, così solita e banale come tante». Sì, magari questa «vale (più di) due colonne sui giornali» e qualche «frase usata». Mentre lì, in quella canzone del 1976, Guccini cantava un attacco a una giovane donna costretta ad abortire, qui scriviamo di un attacco all'infanzia: la violenza e gli abusi hanno volti diversi. Sparita la provincia, qui sguazziamo in quella megalopoli che è il web. Già, il web che, oltre a essere un moltiplicatore di possibilità, un amplificatore della realtà, è pure un acceleratore di pericoli latenti, una lente d'ingrandimento di virtù e debolezze umane.
«L'elemento che va rilevato in questa indagine - analizza Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile e presidente di Telefono Azzurro - è quello di un mondo non facile da identificare, perché nascosto in quella Rete che aumenta a dismisura, raccoglie scambi di denaro, di esseri umani, di materiali pedopornografici, di traffici di vario tipo. Che macina denaro e sfugge al controllo. Le stesse polizie mancano di strumenti che permetterebbero di stanare il sommerso».
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