Come anni fa il Giornale di Sicilia pubblica oggi un elenco importante. Allora era quello dei cittadini che si impegnavano a sostenere i commercianti contro il pizzo, oggi quello degli operatori economici che hanno deciso di non sottomettersi alle richieste della mafia. Ricordo benissimo quel giorno di dieci anni fa in cui nel mio ufficio di Procuratore capo a Palermo entrarono un gruppo di ragazzi che aveva risvegliato la città con quei manifestini listati a lutto con il grido «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità». Nemmeno loro si aspettavano il clamore nazionale che ebbe il loro gesto, rivendicato qualche giorno dopo con una lettera firmata non con dei nomi ma con una semplice descrizione: «Siamo uomini e donne abbastanza normali, cioè ribelli, differenti, scomodi, sognatori».
Hanno lanciato a tutti noi palermitani una sfida nella speranza che questa venisse raccolta, che le voci diventassero tante e che si diffondesse per contagio l'idea che il pizzo riguarda ciascuno di noi, come cittadino e come consumatore.
E questa sfida è stata raccolta con un entusiasmo incredibile: oggi abbiamo quasi 900 operatori economici che aderiscono e 10.000 cittadini che si sono impegnati a fare acquisti nei negozi certificati: la campagna «Pago chi non paga» è stata un successo, e per questo le ragazze e i ragazzi del Comitato - nel frattempo cresciuti e diventati uomini e donne ancora differenti, scomodi e sognatori - hanno deciso di andare oltre, lanciando l'Addipizzo Card.
Un patto tra commercianti e consumatori per uno «sconto etico» che andrà ad ingrossare un fondo, trasparente, per un investimento collettivo qui a Palermo. Praticamente un modo in cui cittadini, imprese e commercianti decidono non solo di non dare soldi alla criminalità, ma di utilizzare una quota di quei risparmi per restituire alcuni spazi alla città. Dal «sacco di Palermo» allo «scacco alla mafia».
Ma oltre a questi importantissimi dati della campagna sociale di Addiopizzo è giusto segnalare una reazione altrettanto importante: sono tanti gli operatori economici, sostenuti da Addiopizzo, che hanno trovato la forza e il coraggio di denunciare. Questo dimostra che ora è il momento favorevole per denunciare.
Per questo voglio dire a chi è ancora sottomesso al giogo del pizzo o è in dubbio: denunciate ora, subito, rivolgetevi ad Addiopizzo, alle forze dell'ordine e all'autorità giudiziaria, denunciate perché le condizioni sono favorevoli per liberarsi definitivamente dal fenomeno dell'estorsioni senza essere lasciati soli.
Mi voglio rivolgere oggi in modo particolare a quei commercianti vittime delle estorsioni emerse dall'operazione «Apocalisse».
Oggi voi siete parte offesa: trasformare questa offesa in un'occasione di riscatto. Lo Stato sarà con voi, saranno con voi le associazioni e i cittadini.
In un momento come questo, poi, dove la crisi già mette in ginocchio le attività commerciali, avete un motivo in più per farlo: i soldi che vanno a ingrassare la criminalità sono soldi utili per voi, le vostre famiglie, le vostre imprese.
È il momento di stare vicino a chi ha già scelto, dicendo di avere fiducia nell'opera di magistratura e forze dell'ordine, e ancora più vicino a chi deve decidere: abbiate il coraggio di dare davvero un addio definitivo al pizzo.
I 10 anni di Addiopizzo, Grasso: «Dall’offesa del racket alla voglia di riscatto»
Per il presidente del Senato tanti trovano la forza di denunciare ed è questo il momento favorevole per farlo
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