PALERMO. «Sul taglio degli stipendi al personale dell’Ars Crocetta va sostenuto. Mi auguro che tutto il Pd lo faccia perchè questa è la linea di Renzi e chi non ci sta se ne assumerà pubblicamente la responsabilità»: Davide Farone, l’unico siciliano nella segreteria nazionale dei democratici, «avvisa» i deputati regionali alla vigilia dell’arrivo in commissione Bilancio della contestata norma sull’equiparazione dei compensi dei funzionari dell’Ars a quelli dei pari grado negli assessorati.
IN PARLAMENTO TUTTI I PARTITI SI SONO SPACCATI ED È AMPIO IL FRONTE DEL NO ALLA PROPOSTA DI CROCETTA. CI SONO OBIEZIONI DI METODO E DI MERITO. LEI CHE NE PENSA?
«Partirei dal merito della proposta. Io ritengo imprescindibile che l’Ars cambi radicalmente. Il Parlamento siciliano si vanta di essere equiparato al Senato ma ora noi stiamo proprio modificando questa istituzione. E nel nuovo assetto le Regioni saranno rappresentate alla pari, dunque le competenze della Sicilia si andranno sempre più a uniformare a quelle degli altri consigli regionali. E allora perchè non uniformare tutto il resto? Io penso che i deputati debbano perdere il titolo di onorevoli e guadagnare quanto i consiglieri delle altre regioni, così come il personale amministrativo deve avere uno stipendio uguale a quello di tutti gli altri funzionari».
L’OBIEZIONE DI MOLTI È CHE I DIPENDENTI DELL’ARS HANNO COMPETENZE NON EQUIPARABILI A QUELLE DEI REGIONALI. CONDIVIDE?
«Io penso che se l’Ars vuole restare in sintonia con la società non può tollerare che al suo interno ci sia chi guadagna molto più di altri che stanno fuori. Tra l’altro nella pubblica amministrazione i rinnovi contrattuali sono bloccati da anni. E se fossi all’Ars il paragone non lo farei solo con i funzionari della Regione ma con altri dipendenti pubblici, come poliziotti e carabinieri, che svolgono compiti più rischiosi o usuranti eppure sono pagati molto meno. Tutto ciò è intollerabile. E il Pd ha le carte in regola per dire queste cose perchè stiamo tagliando a tutti, dalla politica alla Rai».
C’È ANCHE UNA OBIEZIONE DI METODO. SECONDO ALCUNI CROCETTA NON PUÒ COLPIRE GLI STIPENDI DELL’ARS CON UNA LEGGE ORDINARIA. LEI CHE NE PENSA?
«Io credo che fare una legge è perfino troppo. Basterebbe una delibera del consiglio di presidenza dell’Ars. Su questo aspetto Crocetta si sta muovendo come Renzi con la Rai. Il premier ha detto alla Tv pubblica: io vi assegno meno soldi e poi decidete voi cosa tagliare e il presidente della Regione sta facendo la stessa cosa. Lui propone di tagliare prima 15 milioni e a regime 25, io gli direi di partire subito con 25. E poi suggerirei all’Ars di ridurre gli stipendi. Anche quelli dei parlamentari, non solo quelli dei funzionari».
VUOL DIRE CHE ANCHE I DEPUTATI DEVONO TEMERE NUOVI TAGLI?
«A Roma è in discussione una proposta, adeguare gli stipendi dei consiglieri regionali a quelli del sindaco del capoluogo. Se questa passa, allora mi auguro che venga subito recepita anche all’Ars. E mi auguro che non spuntino commissioni per analizzare come e quando adeguarsi. Altrimenti non saremmo credibili. Allo stesso modo suggerisco ai sindacati di non alzare barricate sulle norme che tagliano gli stipendi agli amministrativi. Mi aspetto che non ci siano difese corporativistiche di nessun tipo».
NELLE SUE PAROLE CI SONO TONI DIVERSI VERSO CROCETTA RISPETTO A UN MESE FA, QUANDO AVEVA PERFINO IPOTIZZATO NUOVE ELEZIONI CONTRO L’IMMOBILISMO DEL GOVERNO.
«Io noto che Crocetta si sta dando una bella mossa. E se lo fa, sarà sostenuto dal Pd e dal governo nazionale. Questo dimostra che non ci sono complotti contro di lui. Vada avanti su stipendi, riforma della pubblica amministrazione, precari e formazione: troverà il Pd al suo fianco. Io questo gliel’ho sempre assicurato».