PALERMO. «Sono norme che servono al Paese, perché fissano paletti ben precisi per i dirigenti pubblici, regole necessarie per rimettere in moto la macchina amministrativa». È il giudizio del presidente Rosario Crocetta sulla riforma della pubblica amministrazione targata Renzi, cui è affidato l’arduo compito di svecchiare la burocrazia e con cui il premier intende avviare una «rottamazione» nella funzione pubblica. Una riforma che il presidente della Regione spera di «importare» anche in Sicilia, introducendo alcuni provvedimenti già nella Finanziaria.
PRESIDENTE, COME GIUDICA LE MISURE VARATE DAL GOVERNO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE?
«Quelli di Renzi sono interventi necessari, corretti ed efficaci, che, fissando dei limiti ai contratti dei dirigenti, si muovono sulla linea tracciata dal mio governo nella riforma della burocrazia e della semplificazione amministrativa, che abbiamo presentato nell'agosto scorso. Se l’Ars l’avesse approvata in tempo, saremmo stati i precursori a livello nazionale. La nostra è una riforma che si basa su un principio molto forte di responsabilizzazione dei burocrati, una riforma che punta il dito sulla responsabilità che il burocrate deve avere nell’esercizio delle funzioni. È un pacchetto di norme che prescrive l'obbligo di chiudere le pratiche in tre mesi, che si basa sul principio della responsabilità civile dei burocrati, punibili in sede civile quando non rispettano l'iter e i tempi di attuazione delle pratiche, creando un danno a cittadini e imprese».
QUAL È L’OBIETTIVO?
«È far finire il giochetto che si viene a creare quando il funzionario non adempie ai suoi obblighi, con il risultato che di fronte ai ricorsi al Tar per i ritardi della macchina amministrativa, la Regione perde ed è costretta a pagare. Se entrerà in vigore la nostra riforma, quando un cittadino o un’impresa presenteranno una richiesta di autorizzazione, il responsabile regionale del procedimento dovrà inviare immediatamente la domanda ai dipartimenti interessati, in maniera tale che si possa procedere subito ad istruire la pratica. Inoltre, prevediamo che gli eventuali danni che scattano per l'irresponsabilità dell'ufficio saranno a carico del burocrate. Ho molta rabbia perché, pur avendola proposta otto mesi fa, la riforma è ancora ferma. A questo punto, confronteremo il nostro testo con le norme di Renzi e le introdurremo nel nostro disegno di legge. Verificheremo, anche, se è possibile inserirle subito nella manovra finanziaria».
LA LEGGE DELEGA VARATA DAL GOVERNO PREVEDE IL TURN OVER PER I DIRIGENTI E LO SBLOCCO PROGRESSIVO. COSA SI POTRÀ ATTUARE IN SICILIA?
«Anche qui bisognerà fare scattare il principio del prepensionamento sia nella pubblica amministrazione che nelle partecipate. Una misura che ci consentirà di sbloccare i concorsi e di assumere i giovani. Noi l’avevamo presentata nella Finanziaria a gennaio, ma venne considerata illegittima, perché era necessaria una norma nazionale».
SUBIRANNO UN SECCO TAGLIO I DISTACCHI SINDACALI, IL MONTE ORE SARÀ DIMEZZATO PER TUTTE LE ASSOCIAZIONI. PREVEDETE DI IMPORTARE ANCHE QUESTA NORMA, CHE CERTO NON PIACERÀ AI SINDACATI?
«Per quanto riguarda i permessi sindacali ”dura lex, sed lex”. Si potrebbe introdurre anche qui, ma prima mi piacerebbe confrontarmi con i sindacati, per non farlo in maniera autoritaria».
PER I DIRIGENTI DELLO STATO ARRIVA IL RUOLO UNICO, IL CONTRATTO A TERMINE, LA POSSIBILITÀ DI ESSERE LICENZIATI E LA REVOCA DELL'INCARICO SE L’OBIETTIVO NON È RAGGIUNTO. SI POSSONO INTRODURRE QUESTE MISURE IN SICILIA?
«Da noi, i contratti dei dirigenti generali sono già a termine, ma esiste un meccanismo spaventoso che stiamo cercando di eliminare. Alla scadenza del contratto, i direttori conservano la vecchia retribuzione. Un mio vecchio sogno è la retrocessione dei contratti, che consiste nel far ripristinare gli stipendi che i dirigenti avevano prima dell'incarico da direttore. Per quanto riguarda la possibilità di essere licenziati, raccogliamo anche questa norma. Nei contratti dei dirigenti generali, abbiamo già previsto delle clausole in tal senso. I dirigenti dovrebbero essere licenziati quando non raggiungono gli obiettivi in materia di contratti, di spesa dei fondi europei o in caso di omissioni gravi. Sottolineo con forza che dovrebbero essere espulsi quei direttori che hanno fatto assunzioni illegittime nelle partecipate, perché hanno violato le norme. Inoltre, chi fa proroghe immotivate, con la scusa che non ha avuto tempo, chi non rispetta i tempi per le gare d'appalto o chi nel fare i bandi non predilige il principio dell’offerta vantaggiosa va espulso. Inoltre, vanno allontanati quei dirigenti che fanno abuso delle trattative negoziate, anziché ad asta pubblica o che non raggiungono gli obiettivi di spending review. La riforma di Renzi ci consente di andare oltre la revoca del mandato, perché ci dà la possibilità di licenziare i dirigenti».
PER I DIPENDENTI PUBBLICI STATALI ARRIVA ANCHE LA MOBILITÀ OBBLIGATORIA ENTRO I 50 CHILOMETRI. LA REGIONE CONTA QUASI 17 MILA DIPENDENTI, DUE TERZI DEI QUALI DISTRIBUITI IN MANIERA IRRAZIONALE TRA LE PROVINCE. IL VECCHIO GOVERNO AVEVA INTRODOTTO UNA NORMA CHE PREVEDEVA LA POSSIBILITÀ DI TRASFERIRE I DIPENDENTI NEGLI UFFICI CARENTI DI PERSONALE. STATE PROCEDENDO IN TAL SENSO?
«Il mio governo in fatto di mobilità ha fatto molto di più, agendo amministrativamente con le famose rotazioni per fare pulizia lì dove si annidavano il parassitismo e l'inefficienza. Bisogna ammettere che la riforma nazionale amplia i poteri, quando si vuole trasferire un solo dipendente da un ufficio all’altro. Nella Finanziaria c'è una norma che prevede l'obbligo per i dipendenti delle partecipate in liquidazione di essere trasferiti in quelle società dove c’è carenza di personale nella pianta organica. In passato, si sono verificate situazioni terribili, perché negli uffici regionali, quando era necessario aumentare il personale, si procedeva con l'atto di interpello e i dipendenti spesso si rifiutavano di essere trasferiti. Adesso, con la creazione di un elenco unico, i dipendenti delle partecipate dovranno spostarsi dove è necessario».
PRESIDENTE, IL PREMIER HA NOMINATO RAFFAELE CANTONE COMMISSARIO ANTICORRUZIONE, AFFIDANDOGLI POTERI STRAORDINARI, COME IL COMMISSARIAMENTO DELLE IMPRESE CORROTTE. SI PUÒ IMMAGINARE UNA FIGURA DEL GENERE IN SICILIA?
«Avevamo pensato di inserire Tano Grasso, presidente nazionale della federazione delle associazioni antiracket, in posizione chiave, come dirigente del nuovo dipartimento tecnico, da cui sarebbe dipeso anche l’osservatorio regionale per i lavori pubblici e gli appalti. Poi la proposta fu bocciata e abbiamo subito molte critiche. Domani all’Ars verificherò se è ancora possibile riproporre la questione».
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