La burocrazia regionale è come il vaso di Pandora: ogni volta che si apre emergono i vizi e le malattie di un apparato inefficiente che invece di agevolare lo sviluppo della Sicilia lo ostacola tutte le volte che può. L’ultima scoperta riguarda l’utilizzo dei fondi europei. La situazione è nota. L’incapacità della pubblica amministrazione di programmare le spese ha spinto la Ue a minacciare di tagliare la dotazione. E i fondi non ancora spesi potrebbero essere richiamati a Bruxelles e destinati ad altri Paesi.
Dinanzi a questo pericolo è suonato il campanello d’allarme. La parola d’ordine ora è la fretta. L’emergenza è l'unico obbligo da rispettare. Anche a costo di trovare soluzioni in extremis e di cambiare destinazione ai fondi, come spiegato nell'articolo di Giacinto Pipitone. Soluzioni sulla carta plausibili. Ma, comunque, ad alto rischio perché i controllori della Ue hanno dimostrato di non gradire affatto progetti non perfettamente in regola o gli interventi di stretta natura clientelare come i finanziamenti a pioggia per le sagre o le feste locali.
Ma fino a quando andrà avanti così? È mai possibile che non si riesca a far funzionare la macchina amministrativa della Regione? Purtroppo stanno venendo al pettine decenni di lassismo e di gestione clientelare degli uffici. Perché se in 4 assessorati si sono accumulati ritardi, c'è da dire che qualcuno non avrà fatto al meglio il suo lavoro.
Il merito è una parola del tutto sconosciuta all’interno della burocrazia regionale. La responsabilità è ovviamente dei partiti che hanno plasmato gli uffici solo sulla base dei loro interessi di potere. Nessun riconoscimento per l’efficienza. Promozioni frutto solo di fedeltà ai politici, premi eguali per tutti, gestione corporativa del personale. I cittadini visti come un fastidio e non come dei titolari di diritti da servire nel migliore dei modi.
I risultati sono quelli che si vedono: in una regione affamata preziose risorse rischiano di essere perdute oppure, nella fretta, disperse in mille rivoli senza capacità di creare sviluppo. Eppure il rimedio sarebbe semplice: premiare il merito e punire l’inefficienza. Purtroppo, come tutti sappiamo, fra il dire e il fare c’è di mezzo la politica.
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