PALERMO. «In Sicilia eravamo la terza forza, ora siamo la prima. Abbiamo smentito i pronostici. Ma sa cosa penso? Che in questo voto c’è tanto di politica nazionale e poco di siciliano. La verità è che alla Regione abbiamo perso un anno e mezzo e se ora non si cambia marcia entro qualche giorno le elezioni anticipate saranno inevitabili. Saranno anche un rischio ma è sempre meglio che prolungare l’agonia»: Davide Faraone, unico siciliano nella segreteria nazionale, ha appena brindato a Roma con Renzi ma è costretto ad affrontare la resa dei conti nell’Isola, provando a spostare il dibattito «dal derby alle riforme».
IN SICILIA PER LA PRIMA VOLTA VINCETE «SENZA SE E SENZA MA». AVETE PIÙ VOTI ANCHE DELLA SOMMA DI FORZA ITALIA ED NCD. COME SFRUTTERETE QUESTA FIDUCIA DELL’ELETTORATO?
«Abbiamo rotto i tradizionali confini di Ds e Margherita. Il Pd è oggi molto più della somma dei due partiti fondatori. Siamo un partito che include, a vocazione maggioritaria. E in grado di vincere da solo. Se si fosse votato ieri per le Politiche, con l’Italicum, avremmo vinto al primo turno. E grazie a questa spinta riformista e alla convinzione con cui Renzi ha giocato la partita a Palermo, abbiamo vinto anche in Sicilia riuscendo a nascondere le liti. Che tanto male invece hanno fatto al Pd. Ma ora in Sicilia serve una vera rivoluzione liberale, altrimenti è solo una lenta agonia».
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