Martedì 26 Novembre 2024

«Semplificare la burocrazia, battaglia cruciale per il Governo»

Dopo aver imposto il prestito di alcuni pezzi eccezionali del Rinascimento italiano per una grande mostra a Londra negli anni Trenta, Benito Mussolini disse che avrebbe preferito farsi cavare tutti i denti piuttosto che discutere ancora una volta con i soprintendenti alle Belle Arti. Ed era Mussolini. Matteo Renzi ha deciso un ragionevole accorpamento delle soprintendenze, in modo da ridurre il numero di referenti con cui discutere nel Paese delle Meraviglie. Ma saranno disciplinati anche i loro poteri? E i tempi entro i quali esercitarli? Il problema della burocrazia italiana è infatti il sovraffollamento di uffici, dirigenti e competenze, ma è soprattutto un problema di procedure e di tempi.
Nel 1993 un grande giornalista come Alberto Ronchey, diventato ministro dei Beni Culturali, scoprì l'acqua calda diffusissima all'estero, ma sconosciuta da noi: pensò che nei musei si potessero vendere libri, cataloghi e altro. Ventuno anni dopo il merchandising culturale italiano è ancora infinitamente inferiore a quello dei principali Paesi occidentali, mentre il numero dei visitatori dei nostri musei - salvo rarissime eccezioni - è sotto la soglia della decenza. Il manager dei musei immaginato da Renzi avrà le mani libere nel vendere il prodotto cultura o dovrà scontrarsi ogni giorno con un rispettabile architetto o critico che sa tutto di un'opera d'arte, ma non riesce a cavarne un centesimo? Ancora. L'altro giorno un vecchio amico di Renzi che lavora in una società pubblica gli ha mostrato un rotolo di carta lungo oltre un metro e mezzo che riassumeva (si fa per dire) le procedure da rispettare per una normale gara d'approvvigionamento di materiali. Una volta ridotto lo stipendio ai più alti dirigenti di quell'azienda, si ridurrà anche il metraggio delle procedure? E' ragionevole portare le prefetture da 106 a 40: una per regione, magari tre in Lombardia e Sicilia, un paio in Piemonte, Veneto, Campania, Emilia, Toscana e così via. Sarà solo un risparmio economico? In certi casi i tagli sono sacrosanti: è grottesco che nelle isole minori italiane facciano i controlli in mare Guardia Costiera, Carabinieri e Guardia di Finanza e che in altre località dove sono presenti corposi nuclei di carabinieri, la Polizia ci sia solo per questioni di bandiera e viceversa. Ma nella maggior parte dei casi i risparmi si ridurranno a poca cosa se non saranno accompagnati da una revisione delle procedure.
I giornali hanno dato poco spazio a un punto centrale per lo snellimento dei lavori pubblici: la revisione delle sospensive dei tribunali amministrativi regionali. Nei paesi normali se una ditta vince un appalto pubblico, potrà dare inizio ai lavori subito, anche se il secondo classificato ha fatto ricorso. Se poi lo vincesse, verrebbe risarcito, ma intanto i cantieri avrebbero costruito un bel po' dell'opera. Da noi Diego Della Valle ha dovuto tenersi in tasca per due anni e mezzo i soldi per il restauro del Colosseo, in attesa che fossero esaurite le procedure. Renzi ha deciso di intervenire per stabilire tempi certi sul giudizio di merito che segue le sospensive di rito: se ci regolassimo come accade nei principali paesi, saremmo davvero a una svolta.
Insomma, le premesse per fare un buon lavoro ci sono. Ma si tratta soltanto di premesse. Il presidente del Consiglio e la sua giovane ministra Madia tengano a mente che il ministero per la Riforma della burocrazia fu istituito da Alcide De Gasperi nel 1951, 24 anni prima che Renzi nascesse e 29 prima che nascesse la Madia. In più di sessant'anni il meccanismo burocratico italiano è sensibilmente peggiorato. L'autostrada del Sole Milano - Napoli fu costruita in otto anni (sei se si esclude il brevissimo tratto tra Chiusi e Orvieto), tra il '56 e il '64, nonostante tecnologie arretratissime rispetto a quelle d'oggi. Se si tornasse a quei tempi, diventeremmo finalmente un paese moderno.

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