PALERMO. Il responsabile Welfare e Scuola della segreteria nazionale e deputato nazionale del Pd Davide Faraone ha lanciato dalle nostre colonne la proposta di mettere un tetto di 150 mila euro annui agli stipendi dei dirigenti generali della Regione. Su questo tema proseguiamo un ciclo di interviste. Oggi spazio a Giancarlo Cancelleri del movimento Cinque Stelle.
Sicilia in crisi, ma burocrati della Regione e dell'Ars evitano i tagli e la cosiddetta casta continua a sopravvivere alla spending review. Giancarlo Cancelleri, presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, si dice d'accordo con la proposta del deputato Pd Davide Faraone sulla necessità di riformare la pubblica amministrazione siciliana e attacca a muso duro l'impianto politico-burocratico della macchina regionale. «Con il taglio degli stipendi dei dirigenti della Regione e del Parlamento avremmo potuto restituire le rate del mutuo di un miliardo che la Sicilia ha acceso per pagare i debiti con le imprese».
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GUADAGNA 116 MILA EURO L'ANNO. I DIRIGENTI GENERALI DELLA REGIONE HANNO RETRIBUZIONI FRA I 160 E I 170 MILA EURO L'ANNO. DAVIDE FARAONE, DEPUTATO NAZIONALE DEL PD, HA LANCIATO LA PROPOSTA DI INTRODURRE UN TETTO FISSANDOLO A 150 MILA EURO L'ANNO, PER ATTUARE ANCHE NELL'ISOLA L'OPERAZIONE-RISPARMIO VARATA DAL PREMIER MATTEO RENZI.
«Seppur condivisile, la proposta di Faraone arriva in ritardo, perché il tema dei costi della politica è stato ed è il nostro cavallo di battaglia, sia a proposito degli stipendi che delle pensioni dei dirigenti della Regione e dell'Ars. Nella Finanziaria e in occasione dell'approvazione del ddl salva imprese, avevamo proposto il cosiddetto "prelievo di solidarietà" per coprire la rata del mutuo di un miliardo che la Regione ha acceso per pagare i debiti alle aziende. Per restituire il prestito, anziché mantenere le aliquote Irpef e Irap ai livelli massimi, noi avevamo lanciato l'idea di tagliare le retribuzioni degli stipendiati d'oro e di stabilire un tetto massimo di 4 mila euro netti al mese per tutti i dirigenti pubblici. L'operazione risparmio avrebbe coinvolto circa un migliaio di persone, coloro, cioè, che guadagnano più di 120 mila euro lordi l'anno».
SI AVVICINA IL GIORNO IN CUI LA CORTE DEI CONTI, COME OGNI ANNO, SNOCCIOLERÀ LE CIFRE E LE STORIE DEI PRIVILEGI SICILIANI…
«Alla Regione sono più di settecento i dirigenti con stipendi d'oro, in servizio dal primo gennaio 2013 e che si dispongono in una forbice compresa tra un minimo di 80 e un massimo di oltre 200 mila euro lordi l'anno. Sono i dati che, dietro la nostra insistenza, abbiamo ottenuto dall'assessorato alla Funzione pubblica. Nella top ten del comparto pubblico, i dirigenti che portano a casa oltre 200 mila euro sono 2. Purtroppo, non ci hanno dato i nomi dei super-fortunati. Nella classifica ci sono poi 350 dirigenti che hanno retribuzioni comprese in un range che oscilla tra gli 80 e i 90 mila euro, 271 sono quelli che guadagnano dai 90 ai 100 mila euro, 34 che vantano una busta paga annua compresa nella fascia da 100 a 110 mila. E ancora, sono 19 quelli che stanno tra i 110 e i 120 mila, 8 i dirigenti che si collocano tra i 120 e i 140 mila euro, sette dai 140 ai 150 mila. La fascia tra i 150 e i 160 mila contiene due dirigenti. Quella che va dai 160 ai 170 mila ne comprende 6, mentre 7 li troviamo nella fascia tra i 170 e i 180 mila. Al "penultimo" posto della scala ci sono 7 dirigenti che hanno un compenso compreso tra i 180 e i 200 mila euro. Insomma, un vero e proprio esercito che vanta stipendi più che ragguardevoli, in una regione che segna indici record di disoccupazione e tassi di mortalità delle imprese. I numeri sono di una chiarezza impietosa».
E LA SITUAZIONE NON CAMBIA ANCHE QUANDO I DIRIGENTI VANNO IN PENSIONE. C'È UNA PARITÀ DI TRATTAMENTO TRA LA CONDIZIONE DEI LAVORATORI ATTIVI E DEI PENSIONATI. NON SOLO, DUNQUE, STIPENDIATI MA ANCHE PENSIONATI D'ORO.
«Anche per le pensioni si va da un "minimo" di 80 a un massimo di 200 mila euro lordi e gli scaglioni seguono la stessa ripartizione dei compensi dei dirigenti ancora in servizio. Il che significa che, anche quando sono in pantofole, i dirigenti guadagnano lo stesso stipendio di quando sono attivi. In particolare, si tratta di tredici fasce sia per chi è in servizio, sia per chi è in quiescenza. Al 28 febbraio dell'anno scorso, solo per fare qualche esempio, sono 132 i pensionati della Regione che hanno una busta paga che va dagli 80 ai 90 mila euro, 113 sono gli ex dirigenti che percepiscono pensioni da 90 a 100 mila euro, 83 quelli che si collocano nello scaglione da 100 mila a 110 mila e giù giù fino ad arrivare ai 16 pensionati che godono di una retribuzione di oltre 200 mila euro. Insomma, una vera e propria vergogna».
A PROPOSITO DI CASTA, NELLA TOP TEN DEL COMPARTO PUBBLICO CI SONO I BUROCRATI DEL PARLAMENTO SICILIANO, IL CUI TRATTAMENTO ECONOMICO NON È EQUIPARATO A QUELLO DEGLI ALTRI CONSIGLI REGIONALI MA A QUELLO DEL SENATO. PER LORO I TAGLI PREVISTI DAL DECRETO MONTI È RIMASTO SOLO SULLA CARTA.
«Questa regione ha recepito il decreto Monti con un anno di ritardo. Con la legge approvata a gennaio sui tagli degli stipendi dei deputati, per i burocrati dell'Ars non è cambiato nulla. Dal segretario generale al "semplice" consigliere parlamentare c'è un folto elenco che contiene 194 dipendenti "graduati" dalle indennità lorde che oscillano tra gli 80 e gli oltre 200 mila euro. Nella top ten della classifica ci sono 29 burocrati che guadagnano il massimo, 23 quelli che hanno uno stipendio che oscilla tra i 120 e i 130 mila. Ma anche nel Parlamento siciliano, come alla Regione, i burocrati quando vanno in pensione non se la passano male, se si pensa che ci sono 51 ex dipendenti che, anche quando non sono più in servizio, continuano a portare a casa una busta paga che supera i 200 mila euro lordi. Quando abbiamo approvato la legge sul taglio degli stipendi, c'era stato l'impegno di ridurre le loro spettanze, ma il progetto si è arenato in commissione Affari Istituzionali. Con il risultato che non è stato toccato e non è sceso neanche di un euro il compenso del segretario generale che supera i 400 mila euro lordi l'anno».
AD APPESANTIRE I CONTI DELL'APPARATO DELL'ARS CI SONO ANCHE LE CONSULENZE ESTERNE A CARICO DEI GRUPPI PARLAMENTARI. ANCHE VOI DEL MOVIMENTO 5 STELLE SIETE INCAPPATI IN QUESTO MECCANISMO DEGLI INCARICHI…
«Quella del numero elevato dei consulenti esterni del nostro gruppo è stata tutta una montatura. Noi abbiamo 29 esperti, tutti avvocati, che lavorano per conto dei 14 deputati. C'è da dire, però, che ad aiutarci, al contrario degli altri gruppi, abbiamo avuto in carico dall'Ars soltanto 4 stabilizzati. Gli incarichi esterni sono assunzioni a carico del singolo deputato. Che, per ottenere il contributo per l'esercizio del mandato - un plafond da 3.180 euro - d'ora in poi dovrà rendicontare tutto. Nessuno di loro ha contratti da collaboratore domestico, ma hanno tutti un co.co.pro da 1.400 euro lordi al mese».
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Il presidente del gruppo all’Ars del Movimento 5 Stelle: «Col taglio delle paghe ai manager potremmo pagare le rate del mutuo di un miliardo»
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