Silvio Berlusconi non accetta che Forza Italia venga dipinta come un esercito disordinato in lotta fratricida per dividersi le spoglie del Capo, anche perché senza Capo quell'esercito sopravviverebbe ben poco. Ha perciò deciso di riassumerne anche mediaticamente la leadership, costituendo in tempi brevissimi l'ufficio di presidenza del partito e indicando i capilista per le elezioni europee nelle diverse circoscrizioni del paese. Antonio Tajani, vicepresidente uscente della Commissione europea, sarà capolista nell'Italia centrale e il consigliere politico di Berlusconi Giovanni Toti nel Nord Ovest. Nessuno dei due è parlamentare nazionale. Ancora nessuna decisione definitiva su Renato Brunetta nel Nord Est e su Raffaele Fitto nel Sud, che invece hanno un seggio alla Camera. Due nomi di rilievo, ma la cui candidatura - peraltro non esclusa - potrebbe creare dissapori nel partito proprio perché già deputati. Naturalmente sul futuro personale e politico di Berlusconi incombe l'udienza del 10 aprile presso il tribunale di Sorveglianza di Milano alla quale il Cavaliere (lo resterà sempre, anche se autosospeso dalla Federazione dei Cavalieri del Lavoro) intende presentarsi personalmente.
Quattro persone - due giudici e due assistenti sociali - ascoltate le sue dichiarazioni e le posizioni della difesa, decideranno (forse non la sera stessa) sulle tre opzioni tecnicamente in campo: gli arresti in carcere (assai improbabili), gli arresti domiciliari o l'affidamento ai servizi sociali. L'ultima ipotesi è la più ragionevole. Berlusconi sarebbe libero tranne che per il poco tempo da dedicare ogni giorno a un'opera socialmente utile. L'incognita è se potrà rilasciare interviste senza vincoli e svolgere liberamente attività politica. Renato Vallanzasca, celebre bandito dell'Italia degli anni Sessanta, parlava per strada tranquillamente con i giornalisti quando si trovava ai domiciliari. Ma Berlusconi è Berlusconi e per lui è tutto più complicato, anche se impedirgli di fare attività politica alla vigilia delle elezioni europee ne farebbe un martire con ricadute politiche paradossalmente favorevoli.
Vista la incandidabilità del Cavaliere, il problema è se scrivere o no il nome Berlusconi nel simbolo. È possibile che ci sia, con tutte le cautele e gli accorgimenti giuridici del caso. Mentre non è affatto risolto il dilemma se candidare uno dei tre figli maggiori. Berlusconi considera Piersilvio (capo di Mediaset), Marina (presidente Mondadori) e Barbara (capo del Milan con Galliani) perfettamente all'altezza del compito. Ma istintivamente è contrario a un loro impegno diretto e vuole proteggerli, procurandosi la gratitudine almeno di Marina e Piersilvio che non hanno alcuna intenzione di lasciare il loro lavoro. La persona mediaticamente più audace viene considerata Barbara e chissà che un giorno non tocchi a lei la discesa in campo. Chi ha incontrato Berlusconi negli ultimi giorni lo trova tuttora incredulo sulla violenza del ciclone giudiziario che si è abbattuto negli ultimi anni sulla sua testa, anche se una recente pronuncia sulla concussione da parte delle sezioni unite della Cassazione lascia immaginare la possibile cancellazione della condanna a sei anni per la famosa telefonata al capo di gabinetto della questura di Milano per la vicenda Ruby. Incredulo sulla raffica di condanne, ma tutt'altro che depresso e anzi ben lucido sulla politica, determinato a dire quel che non gli va nella riforma delle istituzioni e molto carico nel rilanciare il partito. Il momento della successione, insomma, non è ancora arrivato.