Martedì 26 Novembre 2024

Formazione, un pozzo senza fondo

Nella formazione, ormai, gli scandali non finiscono mai. Che cosa dire d’altro dopo che Anna Rosa Corsello, dirigente generale della Formazione, ha svelato la sistematica sottrazione di ricchezza di cui, per anni, la Regione è stata vittima? Dopo i corsi fantasma, dopo il giro di false fatturazioni, dopo i rimborsi ottenuti senza fornire alcuna rendicontazione emerge lo scandalo del personale precario. Ci sono infatti settemila contratti che, se stabilizzati, farebbero definitivamente crollare tutto il sistema. Agli ottomila dipendenti regolari, infatti, se ne dovrebbero aggiungere circa altrettanti. Il risultato sarebbe l’esplosione dell’intero meccanismo. A determinare la nuova crisi è il comportamento degli enti che, senza curarsi dei divieti dell’assessorato, hanno continuato a ingaggiare personale. Con la protezione di influenti politici visto che, come sta emergendo dai controlli, il picco del reclutamento temporaneo veniva raggiunto proprio in prossimità degli appuntamenti elettorali. Tutto questo è scandaloso. Semplicemente scandaloso. Per anni, infatti, gli enti hanno stipulato contratti a tempo determinato promettendo ai beneficiari che, forse, prima o poi, ci sarebbe stata la stabilizzazione. Nel 2008, vista la proliferazione incontrollabile del fenomeno, l’assessorato impose lo stop in nome della trasparenza. L’ordine fu facilmente aggirato con l’adozione di forme atipiche come co.co.co., co.co.pro e via elencando. Tanto la Regione era distratta e pagava con il pilota automatico. Le ispezioni di questi ultimi mesi hanno fatto emergere lo scandalo. Un fenomeno talmente grave che alcuni enti hanno evitato di presentare il rendiconto (anche a costo di perdere parte dei finanziamenti) per non esporsi al rischio di controlli accurati. Perché il problema a questo punto diventa veramente delicato: che cosa fare dei precari ingaggiati in barba al divieto? E poi: come comportarsi con gli enti che, furbescamente, hanno continuato a reclutare personale ben sapendo che stavano commettendo un illecito? La Regione, come prima risposta, ha bloccato i nuovi pagamenti. Poi, eventualmente, dovrà trovare il sistema per farsi restituire i fondi che gli organizzatori dei corsi hanno ottenuto in maniera illegittima. E soprattutto: che fare con i settemila lavoratori flessibili che restano senza lavoro e, in via teorica, costretti anche a restituire le retribuzioni incassate senza diritto? L’emergere di nuovi comportamenti illeciti impone con ogni urgenza l’obbligo di fermare il sistema della formazione. Bisogna sospendere tutto e bloccare i corsi. La Regione deve prima capire come stanno le cose e solo dopo si potrà pensare, eventualmente, a qualcosa di nuovo. L’urgenza non più rinviabile è quella di frenare questa macchina impazzita. E il personale? Lo abbiamo già detto e non ci stanchiamo di ripeterlo. Tutelare il reddito, nessuno perderà nulla. Poi si cercheranno forme adeguate di reimpiego. Non ci sarà nessuna macelleria sociale ma, per carità, fermiamo questo mostro che, come una divinità sanguinaria, divora uomini e cose.

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