Oggi una serie di scioperi blocca gli uffici della Regione. Una reazione rituale al ritardato pagamento degli stipendi. Un pilota automatico che percorre una rotta determinata senza curarsi del resto. In questo caso senza interrogarsi sulla montagna di sprechi, di privilegi, di clientele che hanno determinato l'emergenza.
Perché è sempre facile prendersela con la politica e con i governi, soprattutto quelli del passato. Sicuramente la loro responsabilità è alta ma non isolata. Nessuno è immune da peccati. Non certo i sindacati che anzi sono stati complici. Nemmeno i dipendenti che, in troppi casi, hanno considerato lo stipendio un diritto e la presenza in ufficio solo un optional
Ora la realtà, com'era facilmente prevedibile, ha presentato il conto. Su queste colonne eravamo stati facili profeti nell'immaginare il finale di partita vista la progressiva erosione delle risorse. Ora i nodi sono al pettine. La Regione, che per decenni ha funzionato da gigantesco ammortizzatore sociale, ha terminato la sua missione. A furia di buchi la cassa si è sbriciolata. Ora bisogna cercare una soluzione. Inutile bussare a Roma: con l'emergenza che colpisce il Paese sarà molto difficile attirare l'attenzione del governo. Tanto più che la larga vittoria dei grillini (non più ripetuta nelle altre Regioni) rende la Sicilia, per molti versi, orfana. Le risorse disponibili serviranno per gli stipendi dei ventimila dipendenti dell'amministrazione. Per finanziare l'intero "sistema" servirebbero cinquecento milioni. Nella migliore delle ipotesi, ne arriverà la metà. Sarà quindi necessario fare delle scelte e programmare il futuro. Sarà un'operazione chirurgica senza anestesia. Le sofferenze inflitte al corpo sociale potrebbero essere sanguinose. Sarebbe opportuno, quindi, che ogni protagonista (nella politica, nel sindacato, nell'alta dirigenza pubblica) si assumesse le proprie responsabilità e ciascuno, nel rispetto delle competenze, lavorasse per una soluzione condivisa. Cavalcare la piazza significa solo liberare la tigre della protesta. Ma è diventata feroce e ora anche affamata. Aizzarla è inutile e molto pericoloso.