Quello che manca è la sobrietà e il senso di responsabilità istituzionale. Perché come ricorda Leonardo Agueci, il procuratore aggiunto che coordina le indagini sulla Casta di Palazzo dei Normanni, «siamo ancora nella fase preliminare». Quindi è ancora presto per sapere quanti dei 97 indagati saranno poi rinviati a giudizio. Lasciamo lavorare la magistratura che accerterà, leggi alla mano, se è reato o no che i parlamentari si facciano rimborsare le mance al bar o un numero esagerato di pranzi e cene (per non parlare di borsette e gioielli).
Resta il fatto che queste spese offrono uno spaccato veramente imbarazzante agli occhi degli elettori: una Casta che spende a piene mani denaro dei contribuenti senza la benché minima vergogna. Soprattutto mentre la crisi economica morde i redditi di tanti siciliani. In attesa di sapere quali e quanti sono gli illeciti, sicuramente si tratta di comportamenti assai discutibili. Una classe dirigente gelosa della propria rispettabilità dovrebbe rifiutarli in partenza. Senza aver bisogno di successive giustificazioni dinanzi ad un magistrato. E tutto questo non c’entra con il garantismo: certe scelte sono vietate prima ancora che ci sia una legge a reprimerli.
Certo il confine fra il lecito e l’illecito è molto fragile. Difficile stabilire la linea di demarcazione fra una cena elettorale e un incontro privato. Toccherà alla Corte dei Conti cui la Procura trasmetterà gli atti, stabilire se i dati della rendicontazione presentati dagli indagati rispettano le norme della contabilità pubblica. Speriamo anche che, comunque vada a finire questa brutta storia, vengano varate nuove regole più strette e più punitive. Senza molte illusioni, però. Perché nessuna legge sarà sufficiente a stroncare certi comportamenti. Bastasse il Codice, non ci sarebbero più furti né omicidi.
Si dice: la democrazia costa. Campagne elettorali, manifesti, congressi, sedi di partito, sezioni: nessun pasto è gratis. Non c’è dubbio. Aggiungiamo: in questo caso non si tratta nemmeno di spese ma di investimenti. Servono, infatti, ad alimentare quelle libertà individuali e quei diritti che verrebbero minacciate da regimi oligarchici. Soprattutto quelli che nascono dal matrimonio fra potere politico e potere economico. Anche qui, però, occorre fare delle distinzioni. Perché in alcuni casi è giusto parlare di investimenti che, come tali, sono giustificati. In altri casi siamo solo agli sprechi. Perché un conto sono le attenzioni al proprio collegio e tutt’altro le spese per il partito. Un deputato che va al matrimonio portando un regalo alla sposa farebbe bene a pagarlo di tasca propria. Il beneficio personale sovrasta largamente quello della propria formazione. Un’altra cosa sono gli oneri sostenuti per le attività di partito: dalla presenza ad un congresso alla partecipazione alle attività di partito.
Certo il confine è sempre fragile perché le assemblee dei movimenti politici, normalmente, si svolgono dal venerdì alla domenica. Facile chiedere il rimborso anche se, nella realtà, è stato solo un rilassante week end di riposo messo a carico dei contribuenti. L’unico confine è il senso di responsabilità e, appunto, la sobrietà.
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