Martedì 26 Novembre 2024

Renzi, la corsa ad ostacoli del nuovo leader

«Vivere è avanzare senza soste», diceva il biologo francese Jacques Monod, premio Nobel per la medicina. Matteo Renzi deve averlo preso ad esempio perché da quando è stato eletto segretario del Pd (è passato meno di un mese ma sembra un anno) non s'è fermato un istante: legge elettorale, riforma del Senato, piano per il lavoro, unioni civili, taglio alle spese della politica… Roba che richiedeva (purtroppo) anni di tempo qui va risolta entro settimane. Ottima cosa, se le cose andranno così. Renzi ha dinanzi a sé - com'è ovvio - molti amici e molti avversari. Gli amici sperano che egli sia un emulo di Serge Girard, il podista francese che ha percorso 22582 chilometri in 307 giorni e in 53 è andato da Los Angeles a New York (4597 Km). Secondi i medici, dovrebbe essere clinicamente morto da un pezzo. E invece sta benissimo.
Gli avversari vorrebbero che Renzi facesse la fine di Filippide, il soldato greco che il 12 settembre del 490 avanti Cristo corse senza fermarsi i 42 chilometri che separavano Maratona da Atene per annunciare la vittoria di Milziade sui persiani. Disse «Abbiamo vinto» e stramazzò stecchito al suolo. È inutile dire per chi tifi Renzi. Il sindaco ieri ha fatto una sosta di novanta minuti a palazzo Chigi per un colloquio a quattr'occhi con Enrico Letta. Letta ne è uscito rincuorato e ha subito partecipato il suo sollievo ad Angelino Alfano, rasserenandolo all'istante. Il senso del messaggio di Renzi sarebbe questo: vi pare che dopo essermi candidato a fare di nuovo il sindaco di Firenze dica all'ultimo momento che abbiamo scherzato lasciando a metà la campagna elettorale comunale per fare quella nazionale, oltre che quella europea? Anche sul contratto di governo Renzi sarebbe stato rassicurante (o comunque Letta e Alfano si sono rassicurati): c'è possibilità di accordo sia sulla legge elettorale che su tutto il resto. Il segretario del Pd naturalmente non intende rinunciare a una posizione di forza, ma è difficile che faccia un accordo elettorale solo con Berlusconi (come sarebbe interesse dei partiti maggiori) mettendo in crisi il governo e rischiando di vedersi rimproverato il patto col Cavaliere fuori e dentro il suo partito. Naturalmente ieri Renzi non è andato a palazzo Chigi per firmare improponibili cambiali in bianco.
Il «cambio di passo» chiesto da Letta ai suoi ministri dopo l'ultima gaffe sui tagli agli insegnanti deve essere effettivo. Il governo deve muoversi in Italia perché Letta possa muoversi in Europa più incisivamente di quanto non abbia fatto finora. I disoccupati aumentano e non c'è alle viste niente che li faccia diminuire. Anzi, la coda della crisi può mordere sull'occupazione con la crudeltà delle ultime settimane di guerra, quelle delle morti inutili. Noi non abbiamo purtroppo una banca centrale che stampi moneta come quelle americana, britannica e giapponese. Dobbiamo accendere in casa il motore dell'efficienza. E se c'è qualche ministro inefficiente da sostituire - i nomi sono sulla bocca di tutti - allora si provveda. Renzi metta qualcuno dei suoi e benedica gli altri. Sarebbe il modo migliore per dimostrare che Letta governerà fino al 2015.

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