Il bilancio della Regione è a rischio. Come al solito, in queste ore è in corso l’assalto alla diligenza nel tentativo di rubare un po’ del tesoro che trasporta. Nessuno, però, sembra essersi accorto che il convoglio è vuoto.
Proprio per questo il comportamento dell’aula appare ancor meno accettabile: stanno litigando per dividersi le briciole di nulla ma lo fanno con grande accanimento. Una conferma che la miseria inasprisce animi e comportamenti. I novanta deputati, con atteggiamento assolutamente bipartisan, stanno cercando di accaparrare un po’ di risorse per i propri bacini elettorali. Il polverone impedisce di distinguere tra maggioranza e opposizione. Così la giunta è costretta a navigare a vista senza avere nemmeno esatta cognizione di quanti hanno in mano il remo e chi invece il trapano per bucare lo scafo. Ad aumentare la confusione il fatto che i ruoli cambiano di continuo. Servirebbe, almeno, un po’ di senso di responsabilità per fare una verifica politica e cercare, quanto meno, di disegnare il perimetro degli schieramenti. Di certo c’è solo che tutte le proposte su tagli di bilancio finiscono, inevitabilmente, per essere bocciate. Un duello d’ascia che in prospettiva ha un paio di vittime sicure: la credibilità della classe politica regionale per un verso e, soprattutto, i precari che aspettano il rinnovo del contratto. Se non arrivano nuove risorse, saltano i loro stipendi. Una classica guerra dei poveri di cui l’aula non sembra avere esatta conoscenza. Continua a battersi per i forestali o per la stabilizzazione di alcune migliaia di lavoratori sperando che, come al solito, in qualche modo, i soldi salteranno fuori.
L’Ars non vuole sentir ragioni sui risparmi necessari. Pertanto blocca il taglio di 35 milioni per i forestali che certamente rappresentano una bella fonte di voti (più di ventimila che nemmeno nel boscosissimo Canada) ma anche di sprechi. Per non parlare della stabilizzazione dei precari che oggi vantano il diritto al posto dopo tanti anni di incertezze. Mai nessuno, però, che si interroghi sulle ragioni del loro ingaggio. Non risulta, infatti, che abbiano mai superato concorsi pubblici. Casomai graduatorie molto private con i padrini di turno.
Servirebbe senso di responsabilità e rispetto delle istituzioni. Ogni protagonista dovrebbe giocare la sua parte, aula, governo, sindacato. Chi si oppone al taglio per i forestali dovrebbe avere l’obbligo di indicare la fonte alternativa cui attingere per i finanziamenti. Chi punta alla stabilizzazione dei precari dovrebbe dire dove trovare i soldi. Giocare a rialzo è solo un’altra presa in giro: lascia immaginare alle categorie oggi privilegiate che per loro non cambia e non cambierà mai nulla. Tranne poi un doloroso risveglio a suon di manette e di sforbiciate profonde sui bilanci come accaduto nella Formazione. Il lavoro a Palazzo dei Normanni prosegue mentre questo giornale va in macchina. Come sempre speriamo che la notte porti consiglio.