Basta scorrere all’indietro le cronache sullo «stipendificio» chiamato Regione Siciliana per accorgersi che spesso i lavoratori vengono pagati anche quando restano a casa. O quando non hanno un compito preciso da svolgere. Si pensi agli ottocento addetti provenienti dai piani di inserimento professionale («Pip» la sigla nota a tutti) che godono di un contratto a tempo indeterminato e che però nessuno vuole, nemmeno il Comune di Palermo, che in passato ne aveva beneficiato a piene mani. Pagati anche se non lavorano. Così come i seicento in esubero nelle ambulanze. E si potrebbe continuare. I dipendenti della Regione e in genere della pubblica amministrazione in Sicilia sono più di quelli che dovrebbero essere. Il numero di addetti è di gran lunga superiore a quello di altre parti d’Italia. Eppure, quello che altrove non avviene, qui si verifica: un importante sito archeologico come il Parco dei Templi di Selinunte chiude la domenica per mancanza di personale. Non ci sono i soldi per pagare lo straordinario, viene spiegato. L’esigenza di risparmiare è indiscutibile. E i tagli passano anche dalla riduzione delle prestazioni in straordinario. Ma per un’amministrazione che paga i lavoratori anche quando stanno a casa, è auspicabile trovare le soluzioni nell’ambito di una migliore organizzazione e gestione delle risorse umane. Per evitare che si paghi il lavoro che non serve e non si paghi quello che serve. Un compito, quello di decidere, che non può essere demandato soltanto all’apparato burocratico. È la politica che deve tenere le redini e fare le scelte più difficili. L’importante, ovviamente, è evitare la scorciatoia della riduzione dei servizi. Soprattutto quando questa comporta lo sbarramento - in faccia ai turisti - delle porte dei tesori della nostra terra. Già avevamo stigmatizzato la decisione di tenere chiuso il Parco la domenica pomeriggio. Ora arriva l’estensione del provvedimento alla mattina. Una soluzione va trovata. Subito. Prima di domenica prossima.