PALERMO. «C’è la volontà politica di approvare un emendamento che consenta ai Comuni siciliani di utilizzare al meglio le risorse e superare i vincoli attuali su bilancio e turn over»: Gianpiero D'Alia, ministro della Pubblica amministrazione, anticipa la presentazione di una norma che, inserita nella lgge di Stabilità, potrebbe essere approvata alla Camera in pochi giorni. È la mossa del governo per aiutare la Regione e i sindaci a stabilizzare i precari. Un percorso triennale che nell'attesa di vedere il traguardo consentirà anche di prorogare tutti gli attuali contratti a termine. Se questa norma verrà approvata a Roma, diverrà più semplice anche il cammino della legge regionale che l'Ars esaminerà entro fine anno.
IN CHE COSA CONSISTONO LE NORME CHE AVETE ALLO STUDIO?
«Ci stiamo muovendo in due direzioni. La prima misura riguarda le risorse. Stiamo lavorando a un emendamento che consenta ai Comuni di utilizzare ai fini delle stabilizzazioni le risorse attualmente sfruttate per i contratti a termine e le misure di assistenza come quelle in atto per i lavori socialmente utili».
I SINDACI CHIEDONO DA SETTIMANE DI POTER CONSIDERARE FUORI DAL PATTO DI STABILITÀ I SOLDI CHE RICEVONO DA STATO E REGIONE PER I PRECARI. È QUESTA LA SOLUZIONE A CUI ARRIVERETE?
«La norma è ancora in elaborazione ma posso anticipare che l'obiettivo finale è quello di derogare ai vincoli di bilancio a patto di non aumentare le spese e garantire la tenuta economica dei Comuni. Il punto di partenza è quello della spesa storica, non si potrà oltrepassare questa soglia di finanziamento. Ma è noto che da anni le varie amministrazioni locali ricevono finanziamenti a vario titolo per lavori socialmente utili, contratti a termine e così via. Ora noi vogliamo mettere a regime queste somme, uscendo dall'ipocrisia della proroga continua. Facciamo in modo che servano per stabilizzare. Se nella spesa che riguarda il personale precario i sindaci hanno sempre conteggiato somme che arrivano dalla Regione, dovranno poter continuare a farlo senza incorrere in problemi».
E LA SECONDA MISURA ALLO STUDIO?
«Un altro problema che si è posto fino ad ora è quello del turn over limitato, che ovviamente concede meno spazi ai precari in vista delle stabilizzazioni. Anche in questo caso la logica è quella dell'invarianza della spesa storica. A patto quindi che non si spenda di più e che i Comuni dimostrino di essere in grado di mantenere l'equilibrio finanziario e non andare in dissesto dopo le stabilizzazioni, si possono aumentare subito quelle che io chiamo le facoltà assunzionali. Si potrà quindi derogare ad alcuni vincoli sul turn over e sulla spesa per il personale ma solo per queste categorie di precari e al fine di chiudere per sempre il bacino».
SI TRATTA DELLE DEROGHE CHE I SINDACI SICILIANI E LA REGIONE HANNO CHIESTO FIN DALL'INIZIO. PERCHÉ NON SI È PUNTATO SUBITO IN QUESTA DIREZIONE?
«Sono norme di difficilissima formulazione perché oltre alla volontà politica bisogna coordinarle con gli obiettivi di finanza pubblica nazionale ed europea. Ne stiamo parlando con Letta e col ministro dell'Economia Saccomanni. Le norme vanno scritte in modo che anche il patto di stabilità locale sia coerente con quello nazionale. In questo senso è fondamentale prendere a parametro la spesa storica rendendola strutturale, ed è quello che stiamo facendo».
INTORNO AI PRECARI IN SICILIA È CRESCIUTA LA TENSIONE E ANCHE ALL'INTERNO DELLA MAGGIORANZA CI SONO STATI DEGLI SCONTRI CHE HANNO VISTO PROTAGONISTA IL SUO PARTITO. QUESTI EMENDAMENTI PORTERANNO IL SERENO ANCHE NEI RAPPORTI POLITICI?
«Io non ne faccio una questione politica. Con la legge di un mese fa abbiamo iniziato a fissare regole che porteranno alle stabilizzazioni. Ora stiamo provando ad aggiungere qualche aiuto che renda più agevole il cammino. In ogni caso non consentiremo più di fare strumentalizzazioni sulla pelle dei lavoratori. In Sicilia fino a ora alcuni partiti e alcuni sindacati hanno fatto di tutto per mantenere i precari in un sostanziale congelamento. Adesso noi stiamo provando a superare questa situazione e capisco benissimo l'ostilità di chi teme di non poter più fare i propri interessi invece che quelli dei lavoratori».