Il governo insiste che la pressione fiscale non aumenterà nel 2014. La realtà, però, è un'altra. Come definire il taglio alle detrazioni? Non sono forse nuove tasse? E l'annullamento delle deduzioni? Non significa che alcuni milioni di italiani dovranno rinunciare ai benefici esistenti? In realtà si continua a seguire le vecchie strade. In alcuni casi, come il possibile aumento delle accise sulla benzina, senza nemmeno avere un briciolo di fantasia. È da ottant'anni, a cominciare dal finanziamento della guerra in Etiopia, che lo Stato ritocca il prezzo del carburante tutte le volte che c'è un'emergenza. Non si salva nessuno: viene colpito il nuovissimo business delle sigarette elettroniche così come gli investimenti all'estero. Una domanda: ma non siamo in Europa con la garanzia della libera circolazione dei capitali? È di tutta evidenza che si procede con affanno e molta demagogia: come definire il prelievo straordinario sulle pensioni d'oro? Una platea di appena trentamila persone che godono di un vitalizio cospicuo perché, a fronte, hanno versato contributi altrettanto robusti. Colpirli non migliorerà certo le condizioni della finanza pubblica ma potrà sempre soddisfare gli estremismi di quanti non smettono di invocare lacrime per i ricchi. Eppure Abramo Lincoln, che certo non passa per un bieco conservatore, ripeteva sempre che indebolire i più forti non serve a irrobustire gli altri.
Non c'è niente da fare. La politica economica cambia solo nelle parole. Non certo nei fatti. Aumentare le tasse con i consumi in calo vuol dire farli crollare. La deflazione è il campanello d'allarme peggiore: vuol dire che le aziende, pur di vendere abbassano i listini, erodendo i margini. Prima o poi, se la tendenza non si inverte, saranno costrette a chiudere. Per non parlare degli squilibri europei: l'Italia ha un'inflazione allo 0,6% con tendenza a scendere. La Germania è al doppio, 1,3%, con tendenza a salire. Se supera il 2% imporranno a Draghi di alzare i tassi d'interesse. In Italia scenderà il buio e per l'euro torneranno giorni difficili. Ecco perché serve chiarezza. Una democrazia non vive senza trasparenza. Non si può affermare pubblicamente che le tasse scendono quando non è vero. «U' fattu è unu e u discursu n'autru» racconta l'antica saggezza siciliana. Così, però, a saltare è il patto sociale che lega tutti gli italiani.
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