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Polito: «La scissione era inevitabile al Cav conviene stare al governo»

L’editorialista: «Le posizioni di Alfano e Quagliarello sono abissalmente lontane da quelle di Verdini e Santanchè»

Oggi morirà il Pdl. Lo abbiamo chiesto ad Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera e osservatore della politica italiana.

ALLORA POLITO CHE COSA DOPO IL PDL?
«Forza Italia. Ma la nuova-vecchia sigla parte già con la scissione ancora di nascere. Dobbiamo dunque in ogni caso dare l'addio a un partito venuto alla luce esattamente sei anni fa, il 18 novembre del 2007, su un predellino a piazza San Babila, per diventare il grande partito conservatore che l'Italia non aveva mai avuto. L'idea di riunificare in un unico contenitore tutte le culture (e gli apparati) del centrodestra è miseramente fallita».

LA SCISSIONE ERA INEVITABILE?
«Non c’erano alternative. Ormai le posizione di Alfano e Quagliarello sono abissalmente lontane da quelle di Denis Verdini e della Santanchè. Impossibile la convivenza. La formalizzazione della rottura è stata una mossa invevitabile». La situazione era ormai arrivata ad un punto di non ritorno. Altrimenti come lettura dare ai continui richiami di Berlusconi all'imminente crisi di governo? «Sono sempre penultimatum. Lo abbiamo visto con il voto di fiducia del 4 ottobre. Berlusconi era entrato in aula dichiarando che ormai la parabola del governo Letta si era conclusa. È uscito qualche ora dopo avendo appena votato a favore. Fino all'ultimo tutto può accadere. Sceglierà lui il momento di staccare la spina».

E QUALE SARÀ QUESTO MOMENTO?
«Il voto sulla decadenza da senatore. A quel punto non è da escludere che decida veramente di andare alla crisi».

MA CHE INTERESSE HA BERLUSCONI A SPACCARE IL PARTITO E A FAR CADERE IL GOVERNO. NON È UN SUICIDIO? «Anch'io credo che l'interesse vero del Cavaliere è quello di garantire la stabilità del Paese e cercare, nel frattempo di costruire un'eredità».

ESATTAMENTE QUELLO CHE GLI SUGGERISCE ALFANO.
«Con ragione a mio parere. La partecipazione al governo è lo scudo migliore a difesa del Cavaliere. Pensiamo solo al fatto che la sentenza della Cassazione che lo condanna in via definitiva è di agosto. A metà novembre è ancora a piede libero e chissà per quanto tempo ancora potrà restarci».

MA ALLORA PERCHÉ INSISTE SULLA CRISI?
«A questo lo convincono i falchi: Denis Verdini, Fitto, fino alla Santanchè».

MA CON QUALI MOTIVAZIONI VISTO CHE SE SI VOTASSE SUBITO NON POTREBBE NEMMENO CANDIDARSI? «È proprio questo il punto. L'idea che gli fanno balenare è quella di candidarlo in tutte le circoscrizioni nella speranza che qualche Corte d'Appello chiuda gli occhi ritenendo la legge Severino inapplicabile. A quel punto il Cavaliere di nuovo in battaglia potrebbe condurre le sue truppe verso l'immancabile vittoria. O almeno così la pensano i sostenitori dello strappo».

CREDE AD UNO SCENARIO DEL GENERE?
«Francamente mi sembra improbabile. Resta il fatto che fra qualche settimana il Paese potrebbe trovarsi in una situazione assolutamente fuori dal comune».

E CIOÈ?
«Cioè con i leader dei maggiori partiti di maggioranza e di opposizione fuori dal Parlamento o non eletti».

SI SPIEGHI MEGLIO? «Semplice: Berlusconi fuori per la decadenza. Matteo Renzi leader del Pd ma ancora sindaco di Firenze. Roberto Maroni, capo della Lega che fa il Presidente in Lombardia, Beppe Grillo nella sua villa in Liguria. Monti di nuovo in Bocconi con un seggio al Parlamento ottenuto come senatore a vita. Le pare normale».

VERAMENTE NO. «Nemmeno a me. Ovunque la lotta politica è aspra. Ma in nessun luogo del mondo civile è così intestina, squassa i partiti dall'interno, e produce una tale pletora di cacicchi, cassieri e cantori. I partiti italiani non sono tali perché sono divisi sull'essenziale. Tra le colombe e i falchi del Pdl, per esempio, non c'è una differenza marginale o transitoria: gli uni vogliono stare al governo e gli altri all'opposizione; i primi sognano la democrazia interna, i secondi invocano l'autocrazia. Sono così diversi che hanno litigato».

L'IPOTESI DI MARINA BERLUSCONI COME LEADER DEL CENTRO DESTRA È REALE O SI TRATTA SOLO DI UN CORTOCIRCUITO MEDIATICO?
«Secondo me esiste, eccome. D'altronde abbiamo visto com'è andata con tutti gli altri. Berlusconi ha bruciato uno dopo l'altro tutti i possibili eredi: prima Casini, poi Fini adesso anche Alfano. È chiaro che a questo punto non serve nemmeno un famiglio ma direttamente un familiare e Marina è assolutamente perfetta. Volendo un po' sorriderci sopra aggiungerei che, personalmente preferisco Barbara. E' più carina».

LA POLITICA PERÒ NON È UN PRANZO DI GALA. «Lo so bene. Però in nessun'altra democrazia del mondo accade come in Italia che i leader dei principali partititi siano degli extra parlamentari e uno di essi pensi seriamente a farsi sostituire da un figlio. Sono convinto che se in questo momento ci fosse un De Gaulle di passaggio per strada non avrebbe difficoltà a vincere le elezioni».

MA C'È SEMPRE GIORGIO NAPOLITANO. «Se non avesse ottantotto anni potrebbe veramente essere la soluzione. Oggi è l'unico politico italiano che goda di credibilità e prestigio nel Paese e fuori».

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