Ancora sbarchi in Sicilia. Alcuni a Lampedusa, altri a Catania. Ormai il fenomeno ha assunto dimensioni incontrollabili e le uniche possibilità di arginarlo sono affidate, a questo punto, alle capacità tecniche e strategiche del Generale Inverno. Solo la barriera naturale del mare in tempesta, infatti, è in condizione di impedire la partenza di altri barconi. Davvero desolante. Dover invocare l’inclemenza del tempo per risolvere un problema altrimenti sfuggito di mano a tutti gli organi di controllo equivale ad una cocente sconfitta. Prima di tutto per l’Europa che non è riuscita a elaborare una linea d’azione credibile lasciando l’Italia e la Sicilia, a sbrigarsela in solitudine. La visita del presidente Barroso, a questo punto, appare semplicemente un gesto di pelosa ipocrisia. Un contentino messo sul tavolo più per lavarsi la coscienza che per risolvere il problema. L’Unione Europea dimostra ogni giorno di più il suo volto peggiore. Non è una comunità (espressione misteriosamente sparita dal lessico di Bruxelles) impegnata nel mutuo soccorso. Casomai una sommatoria di egoismi nazionali. La Commissione europea non perde occasione per puntare il dito scandalizzato contro i ritardi con cui l’Italia affronta il problema dell’immigrazione clandestina. Per non parlare dei continui rimproveri contro le condizioni dei nostri centri d’accoglienza. Poi, però, colloca in Polonia il quartier generale del Frontex, l’agenzia che dovrebbe occuparsi del pattugliamento a mare. Segno visibile d’indifferenza. Guardato dalla Vistola il Mediterraneo è veramente lontano. Lampedusa solo una macchia della carta geografica.
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