Leggo ed ascolto spesso di dati di disoccupazione drammatici ed in continuo ed apparentemente inarrestabile peggioramento e fra questi contiamo, purtroppo, anche coloro che hanno perso il lavoro tra i quali ci sono i disoccupati che non hanno nessun ammortizzatore sociale e cioè gli autonomi come me. L’azienda per la quale lavoravo da 17 anni come agente di commercio ha purtroppo chiuso i battenti ad aprile ed una cinquantina di dipendenti sono a spasso ma hanno due anni di stipendio assicurato (seppur ridotto) con la mobilità, mentre il sottoscritto si trova letteralmente in mezzo ad una strada, senza nessun tipo di sussidio mensile e con pochissime possibilità di trovare qualcos’altro, visto che a 48 anni sono il classico “troppo vecchio e con troppa esperienza”, almeno così mi sono sentito dire in vari colloqui di lavoro che ho fatto (e che non riguardavano soltanto il mio mestiere) dopo aver mandato innumerevoli curriculum. Non voglio abbattermi, ma onestamente la vedo nerissima anche perchè la situazione economica attuale, oltre che la mia età, mi da poche speranze e la preoccupazione per il futuro sta pian piano sempre più prendendo il sopravvento: tra un po’ di tempo non saprò più come andare avanti! Sarà forse per questo che ritengo sia profondamente ingiusta questa sperequazione tra dipendente ed autonomo, anche perchè non sono un avvocato o un medico o un ingegnere che si gestiscono il lavoro in proprio, io dipendevo totalmente dalla mia azienda che mi dava direttive e modalità di lavoro: insomma, va "bene” la disoccupazione, ma un ammortizzatore sociale per qualche tempo mi avrebbe fatto stare meglio e vivere il presente con meno ansie, purtroppo però non ho la “fortuna” di essere un disoccupato da lavoro dipendente, senza poi considerare quei lavoratori stagionali che sono ogni anno occupati per sei mesi, gli altri sei prendono la disoccupazione e lavorano al nero: che giustizia sociale è questa?
Gianluca Verzulli
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