di RICCARDO VESCOVO PALERMO. «Stiamo provando a scrivere la parola fine sul mondo del precariato, una spirale che ha fatto comodo alla politica che per vent’anni ha alimentato una clientela attraverso il bisogno dei lavoratori. Abbiamo individuato un percorso che non solo prevede la stabilizzazione, ma inasprisce le sanzioni per gli amministratori che torneranno a far leva sui contratti flessibili». Il ministro della Funzione pubblica, Gianpiero D’Alia, annuncia così l’ormai imminente varo del piano per la stabilizzazione dei precari del pubblico impiego. A CHE PUNTO È L’ITER LEGISLATIVO?
«Ormai manca poco, se il decreto verrà convertito così anche alla Camera si apre la strada a un percorso equilibrato che mira a stabilizzare gran parte del precariato. La situazione siciliana è specifica per cui è stata prevista una norma che tiene conto della particolarità dell’Isola. Il governo centrale e il Parlamento hanno fatto tutto ciò che potevano fare prevedendo non solo, come a livello nazionale, dei concorsi riservati a chi ha un contratto a termine e per tre degli ultimi cinque anni ha lavorato in un ufficio, ma anche la possibilità di essere assunto attraverso la lista regionale di collocamento». INTANTO SCATTERANNO LE PROROGHE DEI CONTRATTI: COME AVVERRANNO?
«Potranno essere fatte solo se si attiveranno le procedure previste, ovvero se saranno effettuate delle verifiche sul fabbisogno degli enti per il prossimo triennio, individuando così la parte di risorse che può essere destinata al precariato. In sostanza le amministrazioni locali dovranno dotarsi di un piano di riorganizzazione delle piante organiche che punti a razionalizzare la spesa chiudendo l’era del precariato». COME È STATO SUPERATO IL PROBLEMA DEL PATTO DI STABILITÀ?
«Semplicemente le risorse utilizzate per pagare i precari, considerando che sono stanziate dalla Regione, non saranno conteggiate ai fini del raggiungimento dei tetti di spesa». DA QUANDO PARTIRANNO LE STABILIZZAZIONI?
«Verosimilmente da novembre gli enti locali avvieranno la ricognizione del fabbisogno e attueranno la pianificazione triennale del personale, tenendo conto del turn-over e del personale che potranno inserire. Quindi dal primo gennaio 2014 potranno reclutare i precari. Se le qualifiche sono quelle più basse, il personale potrà essere assunto tramite il collocamento obbligatorio, in maniera diretta, nel rispetto dei requisiti razionali come quello dell’anzianità. Per le altre qualifiche, per le quali serve un concorso, le amministrazioni dovranno verificare la disponibilità della pianta organica nel 2014 e nel 2015 e bandire una selezione pubblica riservata per il 50 per cento a chi aveva requisiti per poter essere stabilizzato». QUANTI LAVORATORI SARANNO COINVOLTI?
«In tutto in Sicilia stimiamo circa 20 mila unità. Ma queste, in realtà, non sono procedure di stabilizzazione ma selettive, per cui non si può pensare che si possano stabilizzare in via definitiva tutti, non sarebbe neanche giusto. Pensiamo alla posizione di chi, da venti anni, aspetta l’assunzione rispetto a lavoratori interinali o collaboratori. Allargare la platea sarebbe stato un atto di ingiustizia e avremmo corso il rischio di devastare il sistema dei conti pubblici. Per altro, con questo decreto saniamo un’altra ingiustizia, perché obbligheremo le amministrazioni, per il 50 per cento dei posti rimanenti, a nominare gli idonei delle graduatorie prorogate negli anni, che da tempo, dopo aver partecipato ai concorsi, non sono stati inseriti nei ruoli per via delle varie manovre economiche che hanno bloccato il turn-over. In Italia si stima siano in tutti 70 mila». E IN SICILIA?
«Difficile quantificarlo. Tutti questi numeri dovranno comunque essere censiti dalla Regione. Governo e Parlamento hanno fatto la loro parte, adesso tocca all’amministrazione regionale fare la sua, attraverso un’attività di collaborazione non solo finanziaria». PERCHÉ PER 20 ANNI NESSUNO AVEVA MAI AVVIATO LE STABILIZZAZIONI? QUALI ERANO GLI OSTACOLI?
«Non abbiamo la presunzione di dire che risolviamo il problema precariato, ma cerchiamo di mettere la parola fine a una spirale che ha fatto comodo alla politica per alimentare la clientela mantenendo in una situazione di bisogno i lavoratori. Di certo individuiamo un percorso alla fine del quale non si potrà più avere del precariato. Stiamo inasprendo le sanzioni sui contratti flessibili specificando che sono forme da utilizzare in via eccezionale. Prevediamo dure sanzioni nei confronti degli amministratori che dovessero procedere all’assunzione di ulteriori precari. L’obiettivo è di ridurre il più possibile questa platea di lavoratori a termine. Ad esempio, consentiamo il prepensionamento per chi ha maturato i requisiti di legge secondo il vecchio sistema entro il 31 dicembre 2015, per consentire alle amministrazioni col problema del personale una sensibile cura dimagrante. Anche l’amministrazione regionale siciliana potrà fare ricorso a questa norma».