Per milioni di italiani il contratto di lavoro prevede una licenza matrimoniale di 15 giorni; ma se a convolare è un dipendente della Regione Siciliana, allora scatta anche una indennità in denaro. Lo stesso in caso di lutto o per la nascita di un bambino o magari per mandare i figli in vacanza.
Si tratta certo di privilegi piccoli, ma pur sempre difficili da accettare e che rendono i dipendenti regionali invisi alla gente comune. È notizia dei giorni scorsi che il famoso «decreto Monti» - che taglia drasticamente le indennità dei parlamentari - non esplica effetti in Sicilia, come non li esplica nei confronti del personale dei gruppi dell’ARS. Perché si persegue in questa direzione suicida? Non è più pensabile perpetuare meccanismi asimmetrici. I dipendenti regionali siciliani sono troppi e guadagnano più degli altri; inclusi i pensionati, costano 1,7 miliardi di euro, mentre i dipendenti delle altre regioni italiane, tutti insieme, costano 4,8 miliardi di euro. Equivale a dire che ogni siciliano paga per la macchina regionale 340 euro, mentre nella media nazionale le regioni costano meno di 90 euro per abitante.
La Corte dei Conti ha denunciato più volte l’abnorme ricorso ai permessi sindacali: nella media degli impiegati pubblici italiani si arriva a poco più di 76 minuti per dipendente, mentre in Sicilia si superano i 770 minuti. E non stupiamoci allora se gli impiegati pubblici restano nel mirino di un’opinione pubblica inviperita. Un’alta carica religiosa ha definito la burocrazia «una bestemmia sociale retribuita»; qualche altro è arrivato ad assimilarla alle mafie. Accuse ingiuste e immeritate, anche perché indistinte; in tanti nel pubblico assolvono al proprio compito con reale spirito di servizio. E, nonostante le palesi carenze operative, la burocrazia regionale è vittima essa stessa di quella giungla normativa che altri coltivano e che loro (i burocrati) sono chiamati ad attraversare. La soluzione? Tranciare di netto il cordone ombelicale con i politici mediocri, murati nella loro avarizia individualistica e sfrontatamente estranei agli interessi collettivi.