Mercoledì 27 Novembre 2024

Polito: «Ora più vicino un nuovo governo ma a febbraio si torna alle urne»

La situazione è precipitata. Dapprima le dimissioni in massa dei parlamentari poi il ritiro della delegazione di governo. L'offensiva del Cavaliere è in pieno svolgimento. Il governo delle larghe intese è in agonia. La mossa di Berlusconi era stata preceduta da un altro passaggio: la richiesta di ricusare la Giunta del Senato chiamata a decidere sulla decadenza. Un tentativo inutile di allungare ulteriormente i tempi. Se non c'è alternativa all'aumento dell'Iva di martedì, se le larghe intese sono ridotte a una formula logorata per tirare a campare, tanto vale chiuderla qui. L'avventura del governo politico Pd-Pdl è durata esattamente cinque mesi. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera.

ENRICO LETTA, A DIFFERENZA DI QUANTO AVEVA FATTO MONTI IN UNA SITUAZIONE SIMILE, HA DECISO DI PORTARE IN PARLAMENTO LA CRISI. CHE COSA ACCADRÀ?
«Letta cercherà di verificare se esiste ancora una maggioranza, impegnandola su un documento che allunghi la prospettiva di governo per alcuni mesi ancora. Il dibattito potrebbe concludersi, quindi, con un voto su una mozione o ponendo la questione di fiducia vera e propria».

SE LETTA SPERA CHE IL PDL POSSA SOSTENERE ANCORA IL SUO GOVERNO, PENSA PROBABILMENTE CHE LE DIMISSIONI SIANO UN BLUFF.
«Il Pdl, indubbiamente, coltiva una certa ambiguità. I capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Renato Schifani, infatti, nella lettera indirizzata a Napolitano hanno ribadito che le dimissioni non intendono influire né sull'azione del governo né tantomeno sulle decisioni del capo dello Stato».

POI PERÒ C'È STATA LA DECISIONE DI RITIRARE LA DELEGAZIONE DAL GOVERNO. LA SITUAZIONE È PRECIPITATA. SEMBRA IMPOSSIBILE CHE IL GOVERNO VADA AVANTI.
«L'ipotesi di chiarimento prima del 4 ottobre fa sì che la minaccia delle dimissioni risulti disinnescata laddove il Pdl voti la fiducia al governo. La conferma del sostegno all'esecutivo non è conciliabile, infatti, con la conferma delle dimissioni: un voto positivo rinvierebbe la possibilità di elezioni anticipate. Esattamente quelle che vuole Berlusconi. Infatti, la minaccia è finalizzata proprio allo scioglimento delle Camere. Per questo, non credo che il Pdl voterà l'eventuale fiducia».

LA GIUNTA VOTA IL 4 OTTOBRE. È IMPOSSIBILE CHE LE CAMERE SIANO SCIOLTE PRIMA. BERLUSCONI, QUINDI, SAREBBE COMUNQUE DECADUTO E INCANDIDABILE PER NUOVE ELEZIONI. E ALLORA?
«L'accelerazione improvvisa e improvvida può dipendere solo dal fatto che Berlusconi si è convinto di poter evitare il voto del Senato sulla sua decadenza, che considera evidentemente una sconfitta politica umiliante e insanabile. È vero che il 4 ottobre la Giunta vota. Poi, però, la questione deve passare all'Aula. Un po' di tempo c'è. L'ex premier potrebbe, quindi, sperare che il Senato si paralizzi e venga sciolto prima del voto».

ANCHE SE NON DECADUTO SAREBBE COMUNQUE INCANDIDABILE.
«Potrebbe immaginare - come è stato scritto - di candidarsi in tutte le circoscrizioni, sperando che una delle Corti d'appello che deve pronunciarsi sulle liste elettorali accetti la sua obiezione rispetto alla retroattività delle legge Severino. Non è detto, tuttavia, che caduto il governo non si formi una nuova maggioranza. Anzi: dato che la Corte Costituzionale dovrà giudicare il Porcellum, e considerando scontato un verdetto di illegittimità, si formerà un governo di scopo volto a riscrivere la legge elettorale».

NON CREDE CHE BERLUSCONI SI SIA SENTITO TRADITO DA NAPOLITANO?
«Escludo che Napolitano abbia fatto a Berlusconi delle promesse che non poteva mantenere. Non poteva di certo concordare con la Cassazione il calendario delle udienze, né chiedere al giudice Esposito una sentenza mite. Ciò che poteva fare, è quanto indicato nella nota di agosto: ribadire che il carcere, per Berlusconi- considerando l'età e il reato compiuto, la prassi e la giurisprudenza - è escluso; ed esercitare il potere di grazia, a condizione che qualcuno gliela chieda e che Berlusconi cominci a scontare la pena».

IL PDL È ANCORA COMPATTO DIETRO BERLUSCONI?
«Questa è la vera domanda. In queste ore si cominciano a sentire segnali di dissociazione da parte di Alfano, Lupi, Quagliariello, della Lorenzin. Ci sono le timide proteste di Cicchitto e Augello, che preferivano un confronto almeno nei gruppi parlamentari. Tutto questo autorizza a non escludere che possano aprirsi delle crepe. L'eventuale governo avrebbe comunque durata breve, lo stretto necessario per approvare la legge di stabilità e cambiare legge elettorale. Poi a febbraio si voterebbe di nuovo. Con quali prospettive di maggiore governabilità e stabilità, non si sa».

GIOCHI DI PALAZZO CHE NON TENGONO CONTO DEL PAESE, DELLA CRISI ECONOMICA, DELLE REAZIONI DEI MERCATO. NIENTE DI NIENTE: SOLO INTERESSI DI SCHIERAMENTO E, NEL CASO DEL PDL, UNICAMENTE AL DESTINO PERSONALE DEL CAVALIERE. A QUESTO È RIDOTTA LA POLITICA IN ITALIA?
«È questa la vera tragedia. Non solo il Pdl, ma anche il Pd e Grillo vogliono andare a votare con il Porcellum. La verità è che fa comodo a tutti un sistema che - teoricamente - regala il 55 per cento dei seggi delle Camere alla coalizione o al partito che veleggia attorno al 30-35 per cento. Il Pd non ha fatto nulla per frenare il precipitare degli eventi, dilaniato dai contrasti interni. I grillini avevano fatto balenare l'ipotesi di appoggiare un governo "di scopo" per la modifica del Porcellum, ma poi la coppia Grillo-Casaleggio ha fatto sapere che il M5S vuole andare al voto con la legge in vigore. Le responsabilità maggiori restano del Cavaliere. Ma gli altri non hanno fatto niente per frenare».

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