È inaccettabile che basti un minimo inconveniente per fare andare in tilt il normale servizio di raccolta dei rifiuti. Un problema momentaneo alla discarica, qualche mezzo guasto di troppo e - puf! - la città si ritrova mestamente immersa nella sua stessa spazzatura. Inaccettabile, già. Lo pensano, lo pensiamo, tutti. Scopriamo che lo pensa anche il presidente della Rap, l’azienda nata sulle ceneri dell’Amia e subito investita di un compito gravosissimo: spazzolare e (tentare di) tirare a lucido una città che - è bene sempre ricordarlo - in quanto a tasso di inciviltà dei suoi abitanti in materia di igiene pubblica, non teme confronti.
Quella di Marino è una dichiarazione onesta, franca. Ma che deve far riflettere. Ogni giorno riceviamo decine di segnalazioni da parte di cittadini che lamentano cassonetti stracolmi, discariche abusive e pulizia precaria. Si ripropongono i soliti, ultranoti, scenari di emergenza.
Ieri il camper del Giornale di Sicilia ha fatto tappa in largo Ispica, dove una ruspa è arrivata a rimuovere la spazzatura dopo due settimana di vana attesa. Apprezziamo e riconosciamo il titanico tentativo della Rap di provare a tenere il ritmo della raccolta il più possibile vicino a quello della produzione giornaliera dei rifiuti. Ma non ce la fa. E allora qualcosa non funziona. Ristrutturare, innovare, perfino punire il personale che non compie il proprio dovere (svolta importante, questa, su cui non deve calare la tensione) non è sufficiente. Bisogna agire su tre distinti profili: politico, gestionale e di ordine pubblico. La sintonia in materia nata fra il sindaco e il prefetto lascia ben sperare. Ma, come abbiamo più volte sottolineato, servono anche azioni visibili ed esemplari in materia di vigilanza e repressione. E, soprattutto, tempi assolutamente brevi. L’inverno delle piogge e degli allagamenti annunciati è alle porte. E aggiungerà problema a problema. Uno stato di emergenza, per definizione, è provvisorio. Qui, purtroppo, sembra rimanere invece desolatamente infinito.