Mercoledì 27 Novembre 2024

Enti locali, D'Alia: "I precari siciliani saranno tutelati"

PALERMO. «Chi ha parlato del testo sui precari lo ha fatto in malafede, continuando a speculare sui bisogni dei lavoratori per costruire le proprie fortune politiche. Oggi incontrerò il presidente Crocetta per discutere dei problemi della Sicilia. Tutte le proposte migliorative possono essere accolte, ma nel rispetto dei paletti della Costituzione e senza prestare il fianco a chi promette stabilizzazioni di massa in modo politicamente criminale»: Gianpiero D’Alia, ministro per la Pubblica amministrazione, sfoglia il decreto legge che avvia le stabilizzazioni dei precari. E va all’attacco di chi lo ha criticato a caldo.

SECONDO SINDACATI, SINDACI E PERFINO PARTITI ALLEATI COME IL PD, QUESTO TESTO PENALIZZA I SICILIANI. È COSÌ?
«Discuteremo di ogni proposta migliorativa. Ma non accetto lezioni da chi ha sempre speculato politicamente sulla pelle dei precari e da chi, come quelli del Pdl, in Sicilia dicono di difenderli ma poi a Roma osteggiano fino all’ultimo, come è accaduto, un provvedimento che va proprio in favore dei precari. L’unica cosa che non si può fare è assumere senza concorso nelle pubbliche amministrazioni, sarebbe contro la Costituzione. Se in sede di conversione del decreto dovesse emergere l’esigenza di dare maggiore spazio all’autonomia locale, faremo dei correttivi. E inoltre ricorderò oggi a Crocetta che la Regione, forte della sua Autonomia, può integrare la legge nazionale ampliando le categorie di beneficiari. A patto che si rientri nei paletti che valgono per tutto il resto d’Italia».

ILLUSTRIAMO QUESTI PALETTI.
«C’è chi pensa che nei percorsi di stabilizzazione debba rientrare chiunque abbia un rapporto con la pubblica amministrazione, anche gli interinali e i lavoratori a progetto. È ovvio che non può essere così. La legge è destinata a chi ha avuto un rapporto di lavoro con l’amministrazione di almeno tre anni all’interno dell’ultimo quinquennio. E a chi aveva i requisiti per essere stabilizzato alla luce della vecchia legge Prodi, ma pagò - penso a quanto accadde in Sicilia - la miopia di amministratori locali che non usarono quegli strumenti in un quadro economico-finanziario ben più favorevole di quello odierno. È un percorso che riguarderà precari ministeriali, della Regione e degli enti locali. È prevista la stabilizzazione anche per chi lavora nella sanità, ma in quel caso prima serve un accordo Stato-Regione che regoli alcune problematiche giuridiche ed economiche».

COME SI PROCEDERÀ?
«Innanzitutto l’amministrazione dovrà fare una verifica dei posti vuoti e di quelli che si libereranno nel triennio. Poi, nei limiti delle risorse per le assunzioni, potrà bandire concorsi che riserveranno la metà dei posti ai precari. L’altra metà dei posti deve essere destinata prioritariamente a chi risulta vincitore di concorsi precedenti ma non è poi stato immesso in servizio per motivi politici o economici. Bisognerà attingere alle graduatorie redatte dopo il primo gennaio 2008 e ancora valide. Tutto il resto va assegnato con concorsi aperti a tutti».

UNO DEI PROBLEMI IN SICILIA È QUELLO DEL PATTO DI STABILITÀ E DEI LIMITI DI SPESA PER IL PERSONALE. SI PUÒ SUPERARE?
«Intanto precisiamo che anche i Comuni in pre-dissesto possono stabilizzare, a patto che mettano ordine ai conti. In quel caso il percorso di stabilizzazione attiverà anche un riordino amministrativo che eviterà che le nuove assunzioni vadano a pesare su conti già in bilico. Durante tutto questo percorso tutti i contratti in vigore potranno essere prorogati fino al 2015. E contemporaneamente i sindaci dovranno inviarci i veri numeri del fenomeno precariato, perchè è giusto tutelare chi da 20 anni lavora nell’amministrazione ma non si può prestare il fianco ai falsi precari, entrati in extremis per sperare nelle stabilizzazioni. Questi ultimi sono frutto solo di speculazioni clientelari fatte da politici che dovrebbero essere espulsi dalla vita pubblica».

SI È CREATO UN DUBBIO SULLA DISCIPLINA DEGLI LSU, CATEGORIA DIVERSA DA CHI HA UN CONTRATTO PLURIENNALE. IN SICILIA SONO IN TANTI. SARANNO GARANTITI NEI PERCORSI DI STABILIZZAZIONE?
«Gli Lsu, come gli Lpu, saranno garantiti. Le Regioni dovranno fare un elenco di queste figure, che spesso coincidono con le qualifiche più basse, e da questi elenchi dovranno attingere prioritariamente gli enti che vorranno coprire vuoti di organico in quelle fasce».

UN ALTRO PROBLEMA È QUELLO DEI FINANZIAMENTI. I COMUNI NON HANNO I SOLDI PER PAGARE QUESTO PERSONALE. FINO A ORA HANNO SFRUTTATO AIUTI DELLA REGIONE. SI POTRÀ ANDARE AVANTI COSÌ?
«Lo Stato non stanzia soldi. Se la Regione vuole farlo, può continuare a finanziare questi stipendi. Io dico solo che la cosa essenziale è che queste assunzioni non appesantiscano i conti. E per questo abbiamo previsto la possibilità di fare stabilizzazioni con contratti part time. In questo modo, non aumentando la spesa attuale destinata ai precari, si può dare il posto a più gente. Le soluzioni ai problemi ci sono sempre. Basta non parlare prima di aver letto i provvedimenti, come invece è accaduto in queste ore».

QUANTI SONO I PRECARI CHE RIENTRERANNO NELLE PREVISIONI DELLA LEGGE?
«A parte quelli della scuola, per cui valgono le norme di settore, parliamo di circa 120 mila persone in tutta Italia. Almeno 35 mila lavorano nella sanità e dunque avranno un percorso che passa dall’accordo Stato-Regione di cui parlavo prima. Altri 65 mila sono a carico di Comuni e Regioni e 20 mila circa sono statali che si muovono nell’orbita di ministeri ed enti collegati. È evidente che i precari non sono tutti uguali e che appartenere a una categoria piuttosto che a un’altra comporta differenze giuridiche. Ma da tutta questa platea, con concorsi e riserve, selezioneremo il meglio per le pubbliche amministrazioni avviando contemporaneamente percorsi di riordino degli uffici. Gli unici esclusi sono quelli che sono diventati precari grazie a scelte dell’ultimora dal sapore clientelare. Chiunque dica che a fine anno la maggior parte dei precari attuali perderà il posto mente sapendo di mentire».


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