La bomba dei precari, com’era facilmente prevedibile, sta facendo esplodere i bilanci dei Comuni. Oggi è il turno di quello di Palermo, come denuncia la Corte dei conti. Ma in prospettiva l'emergenza riguarda tutti gli altri municipi siciliani. Il problema è grave dovunque e le soluzioni sul tappeto non sono moltissime. Nessuno, infatti, può pensare di mandare per strada tutta questa gente. Al punto in cui sono arrivate le cose non sarebbe una soluzione sostenibile.
Non dal punto di vista sociale, perché ovviamente le reazioni sarebbero violente com’è inevitabile per gente che, a quel punto, non avrebbe più nulla da perdere. Ma neanche dal punto di vista economico generale perché i precari, privi di retribuzione, smetterebbero di comprare. La contrazione dei consumi aggraverebbe la crisi e questo francamente la Sicilia non può permetterselo. Quindi nessuna macelleria sociale. La stessa Corte dei Conti nella sua relazione appare ben consapevole dei limiti da non valicare.
La soluzione, quindi, va trovata utilizzando i piccoli spazi di manovra consentiti dalle deroghe alla legislazione attuale. Non sarà facile e su questo punto verrà misurato l’impegno dei sindaci. Tuttavia su un punto non sono possibili eccezioni: i precari dovranno guadagnarsi lo stipendio. A pagarlo sono tutti i cittadini con le loro tasse. Quindi è giusto che, in cambio, ottengano una prestazione. Su questo aspetto l’amministrazione dovrà usare il pugno di ferro. A ciascuno di questi lavoratori andrà assegnata una funzione e il controllo dovrà essere severissimo. I casi di fannullonismo andranno repressi con mano ferma. Non si dovranno più, per nessuna ragione, ripetersi gli episodi del passato. Con gente che timbra il cartellino e poi sparisce. Oppure imboscati che, anziché svolgere le funzioni per le quali vengono pagati, vengono sorpresi a svolgere attività di interesse privato e personale. Tutto questo deve finire per sempre. Sarebbe veramente uno scherno a danno di tutti i siciliani onesti se i precari scambiassero la stabilizzazione per il passaporto verso l’ozio.