Mercoledì 27 Novembre 2024

Grandi riforme, i cittadini invitati a partecipare

Partecipa! È questo il forte richiamo che lo Stato rivolge oggi a tutti i cittadini lanciando per la prima volta una consultazione on line. L'Italia fa un passo storico, chiamando gli italiani a partecipare alla stagione delle «grandi riforme» attraverso una consultazione via internet. Il portale, aperto e principalmente accessibile a tutti, è consultabile all'indirizzo www.partecipa.gov.it ed è gestito dal ministero delle Riforme. Qualcuno si chiederà come sia possibile che tanti italiani possano aprirsi al confronto su temi così astrusi e resi persino più incomprensibili dai dibattiti televisivi. Ed in effetti, quando affiora l'ennesima divergenza tra «parlamentarismo» e «presidenzialismo» o quando magari qualche esponente politico si rivolge agli italiani, introducendo la variabile del «semipresidenzialismo alla francese» o piuttosto quella del «modello tedesco», c'è da dubitare che il dibattito possa realmente coinvolgere i cittadini; che poi, a guardare bene, sono gli stessi che risultano «inclusi» in quanto destinatari degli effetti perversi di uno Stato che non funziona, mentre invece restano «esclusi» per difficoltà di comprensione dal percorso di cambiamento che li dovrebbe vedere protagonisti attivi.
Ma allora perché oggi sarebbe più agevole muoversi tra codici e codicilli? La formula proposta nel portale del ministero delle Riforme è basata su due questionari; uno di più facile comprensione ed un secondo destinato a chi desidera approfondire la materia. La consultazione on line apertasi l'8 luglio si chiuderà l'8 ottobre prossimo. C'è persino una linea amica al numero 803001. Un esempio può valere più di tante parole. Partiamo dalla prima domanda del primo questionario: secondo te, l'attuale forma di governo deve essere modificata? Sono previste cinque diverse risposte tra quelle considerate più espressive del dibattito di questi ultimi anni; ma a fare la differenza sono le note informative ed il glossario in calce al questionario. Le informazioni fornite accompagnano, infatti, il cittadino attraverso un percorso ragionato, aiutandolo a capire come il rapporto tra i diversi Organi (Parlamento, governo e capo dello Stato) possa essere modificato. Le modifiche possibili, chiariscono le note informative, riguardano il rafforzamento del ruolo del presidente della Repubblica, con una sua eventuale elezione diretta da parte del popolo (presidenzialismo) o in alternativa la riproposizione dell'attuale modello (parlamentarismo) con alcuni necessari correttivi dei rapporti tra Governo e Parlamento. Si chiarisce così che il presidente del Consiglio dei ministri dovrebbe potere avere maggiori poteri nel fissare l'ordine del giorno dei lavori parlamentari, o magari revocare i ministri o chiedere, ancora, al capo dello Stato di sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni; tutte prerogative comuni a tanti altri Paesi europei, ma oggi ancora precluse all'Italia. Un altro esempio riguarda la riduzione del numero dei comuni piccolissimi; la documentazione allegata ricorda che in Italia ci sono 8.109 comuni dei quali il 70% ha meno di 5 mila abitanti mentre addirittura 3.500 hanno meno di 2 mila abitanti. Perché non ridurne il numero e quindi il costo? È uno dei quesiti rivolti agli italiani. È bene ricordare che il portale "partecipa" rappresenta la naturale evoluzione del lavoro fatto dal Gruppo istituito nel marzo scorso dal Presidente Giorgio Napolitano per avviare le riforme. Il Presidente Napolitano, per restare in tema di riforme necessarie, si è sgolato con le forze politiche, tentando di far capire che un eventuale ritorno al voto con la legge detta porcellum equivarrebbe ad un suicidio della politica e forse della democrazia. Ma il nodo resta un altro; il Presidente della Repubblica non può andare oltre il dettato costituzionale che gli riconosce soltanto poteri di "stimolo, consiglio ed ammonimento"; quando si parla della nostra Costituzione come della più bella al mondo, forse bisognerebbe tenere presenti anche questi aspetti. Gli esiti delle risposte fornite dai cittadini al questionario, rigorosamente elaborati con criterio scientifico e trasparente, saranno divulgati entro il 30 ottobre prossimo e diventeranno un altro elemento di valutazione per la messa a punto di un percorso legislativo di riforme. L'occasione è quindi ghiotta per tastare il polso della popolazione italiana ma per contribuire, anche, alla formazione di una cittadinanza consapevole ed avvicinare i cittadini alle istituzioni. Si pensi poi all'utile disponibilità di dati ed informazioni, reperibili nel portale del ministero e che potrebbero rappresentare una base rigorosa per la formazione degli studenti di ogni ordine e grado. A titolo di esempio, il portale contiene il testo della Costituzione italiana, le trascrizioni dei lavori originari dell'Assemblea costituente, una piattaforma didattica per le scuole sulla Costituzione, la descrizione degli Organi della Repubblica, la legislazione vigente, la relazione finale del Gruppo di lavoro istituito dal Presidente Napolitano ed il recentissimo disegno di legge che istituisce il Comitato parlamentare per le riforme costituzionali. Il portale offre anche un'ampia selezione di indirizzi di siti specialistici ed uno spazio di consultazione delle decisioni assunte dalla Corte Costituzionale. Forse soltanto in pochi ricordano che nella versione originaria, la Costituzione italiana prevedeva una durata diversa per i due rami del Parlamento (la Camera cinque anni, il Senato sei anni) e che tale sfasamento fu superato nel 1963. Ma il risultato finale - scrive Luca Antonini capo del dipartimento per le Riforme - è sempre quello di due Camere con gli stessi poteri, con un abnorme numero di Parlamentari, con due diverse leggi elettorali, con il Governo che deve ottenere la fiducia di entrambe e qualche volta con due maggioranze diverse. Questo modello, che non ha eguali nelle altre democrazie parlamentari, risulta oggi troppo lento e farraginoso. Partecipa! Chiede oggi il ministero delle Riforme. L'auspicio è che il maggior numero di italiani si faccia tentare, magari soltanto per il piacere di potere dire: a cambiare il Paese c'ero anch'io!
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