Silvio Berlusconi è al lavoro per superare il Pdl. La batosta elettorale alle ultime amministrative e, prima ancora, la diaspora di Fini, hanno dimostrato il colossale fallimento del Pdl. Bisogna quindi ricominciare daccapo. Come e dove? Lo chiediamo a Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano Libero e osservatore molto attento di tutto quello che accade nel centrodestra.
ALLORA, DIRETTORE, È VERO CHE IL CAVALIERE VUOLE TORNARE A FORZA ITALIA E ALLO SPIRITO DEL ’94?
«Se ne parla molto. Non sappiamo se quanto scritto da giornali e siti web corrisponda al vero. Certo la volontà di cambiare uomini, posizioni e nome è molto forte. Per ora il leader del centrodestra non conferma né smentisce, ma è probabile che, se non tutto, qualcosa di quel che circola sia farina del suo sacco. Dunque prepariamoci, perché potremmo vederne delle belle».
QUAL È IL PROGETTO SU CUI STA LAVORANDO?
«Da quello che sento, Berlusconi vuole trasformare il Pdl in una specie di società per azioni, sostituendo i coordinatori regionali con degli amministratori delegati».
AMMINISTRATORI DELEGATI?
«Sarebbero personaggi che oltre alla linea politica, siano sensibili a quella finale con cui si tirano le somme tra profitti e perdite di un bilancio. A dar retta a queste voci giornalistiche, il Cavaliere vorrebbe gente capace di raccogliere non solo voti ma anche soldi, con i quali finanziare poi le campagne elettorali. Per gli incarichi avrebbe in mente persone tipo Alfio Marchini nel Lazio, Daniela Santanchè in Lombardia, Guido Barilla in Emilia e Alessandro Benetton nel Veneto».
MA LEI CI CREDE?
«Non è dato sapere se in tutto ciò ci sia del vero, né se i soggetti citati - Santanchè a parte - siano disponibili a scendere in politica e per di più a tuffarsi dalla sponda di centrodestra. A Matteo Renzi, il Fonzie del centrosinistra, Berlusconi potrebbe contrapporre Big Jim e Barbie, cioè persone di bella presenza e di ancor più bella sostanza, quanto meno patrimoniale».
MA BASTEREBBE A RISOLLEVARE IL CENTRODESTRA DAL BARATRO IN CUI STA SPROFONDANDO? SONO SUFFICIENTI LA FACCIA DA BRAVO RAGAZZO DI ALFIO MARCHINI E L’AGGRESSIVITÀ DELLA SANTANCHÈ A FERMARE IL SINDACO DI FIRENZE?
«Avendo a che fare con il Cavaliere potremmo aver torto, ma a noi pare che l’Italia dei carini non basti. Certo servono volti nuovi e magari anche una rinfrescata all’insegna apposta sul negozio. Tuttavia sostituire il logo e pure chi lo presenta, lasciando intatta la merce che si intende vendere, non ci sembra una buona idea».
E ALLORA?
«Va bene rifondare Forza Italia, ma forse è urgente rifondare i Forzaitaliani. Raccogliere fondi e probabilmente anche mandare in tv qualcuno che non induca a cambiare canale, come ormai accade con certe facce del Popolo della Libertà, è cosa buona e giusta. Ma a tutto ciò bisogna affiancare altro, in particolare un programma e delle idee che tornino a motivare l’elettorato di centrodestra».
A CHE COSA PENSA?
«Secondo i dati dell’Istituto Cattaneo, tra il 2008 e il 2013 il Pdl si è lasciato per strada quasi 6 milioni e 300 mila italiani, persone che invece di mettere la croce sul simbolo dei moderati hanno preferito metterla su quello del movimento di Grillo, oppure hanno scelto di restare a casa, ignorando l’appuntamento con le urne. In pratica, gli elettori del Popolo della Libertà si sono dimezzati in appena una legislatura».
COME SI RECUPERANO QUESTI SIGNORI? COSA SI PUÒ DIRE PER FARGLI PASSARE LA DELUSIONE DI QUESTI ANNI E CONVINCERLI CHE IL PROGETTO LIBERALE DI CAMBIAMENTO DELL’ITALIA NON È UN’ILLUSIONE?
«La nostra sensazione è che se si parte dai fund raiser, cioè dai signorini grandi nomi, dai marchi e non dalla sostanza, di risultati se ne vedranno pochi. Nel 1994 gli italiani hanno scelto Silvio Berlusconi perché credevano che un imprenditore di successo avrebbe fatto dell’Italia un Paese di successo, svecchiandolo e modernizzandolo. Purtroppo vent’anni non sono bastati per mantenere le promesse e non è qui il momento di spiegare e rispiegare gli ostacoli che si sono frapposti al progetto. La burocrazia, le lobby, la giustizia, i poteri forti e quelli deboli. Sta di fatto che, rispetto al giorno in cui il Cavaliere fondò Forza Italia e organizzò il centrodestra, poco è cambiato e di quel poco qualche volta il mutamento è stato in peggio. Oggi gli italiani sono più avvelenati di prima e meno fiduciosi sul futuro loro e su quello dei loro figli. Lo misuriamo ogni giorno, anche dalle pagine di questo giornale».
DA DOVE DOVREBBE PARTIRE BERLUSCONI PER RIFONDARE IL PARTITO?
«Se ci sono consentiti dei consigli non richiesti, a Berlusconi suggeriamo di partire dalla vera rivoluzione liberale, dalla riforma dello Stato, delle sue leggi e delle sue tasse. Di troppo Stato questo Paese muore. La burocrazia lo strangola e le imposte lo finiscono».
E QUINDI?
«Bisogna ripensare tutto. Prima di fare il partito leggero, c’è da fare lo Stato leggero. Il solo che non pesa nelle tasche dei cittadini. Su, Cavaliere, ci dimostri che per il futuro del centrodestra non pensa solo a fare il casting dei velini, ma anche alla selezione delle idee. Noi non speriamo altro».
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