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Il futuro di Berlusconi legato al governo

di BRUNO VESPA

Il crollo del Movimento Cinque Stelle (passato dal 26 per cento delle elezioni politiche all'11 dei sedici comuni capoluogo in cui si è votato domenica) rincuora il Partito democratico, che detesta da sempre le insidie a sinistra, e mette per questo in sicurezza il governo Letta. Si aggiunga che il vantaggio di Marino su Alemanno a Roma (dodici punti) è largamente superiore al previsto e che il centrodestra rischia di perdere quasi tutti i ballottaggi. La conclusione più appariscente è che Grillo ha avuto un colpo clamorosamente duro e che il Pd vince sul PdL.
Un'analisi più approfondita del voto, se conferma il crollo di Grillo, è tuttavia assai meno pessimistica sul centrodestra. Alle ultime elezioni politiche nei sedici centri maggiori il Pd era molto più forte del PdL: 28,3 contro 18.6. Rispetto a questi dati, il Pd è sceso di 2,7 punti, il PdL del 2,2: mezzo punto in meno su una massa elettorale tuttavia più ridotta. È pertanto improprio drammatizzare il risultato del centrodestra. Che tuttavia ha almeno due buoni motivi di riflessione. Il primo è la debolezza della Lega, in Lombardia e soprattutto nel Veneto, per i pessimi risultati di Vicenza e dell'un tempo mitico Gentilini a Treviso. Il secondo è che il partito di Berlusconi, a quasi vent'anni dalla nascita, non riesce ancora a maturare un radicamento forte sul territorio. Dove sa lavorare (la Campania, a quanto pare) arrivano risultati eccellenti. Dove - nella maggior parte delle aree - prevalgono ancora le piccole guerre tra feudatari grandi e piccini va al disastro. Mentre nel Pd il voto di appartenenza premia anche nelle situazioni più critiche (si prenda Siena, sconvolta dallo scandalo del Monte dei Paschi in cui il partito era immerso fino al collo), nel PdL lo zoccolo duro è più basso e più fragile.
Berlusconi sostiene il governo Letta con una devozione superiore a quella con cui l'uomo di Cirene portava la croce del Signore ed è difficile estorcergli una sillaba che possa rannuvolare il clima di pacificazione. Anche se il disegno di legge Palma sulla sospensione dei processi in cui siano coinvolti giudici sotto indagine disciplinare, pur non riferendosi ai procedimenti di Berlusconi in corso, meriterà stamattina su alcuni quotidiani titoli da allarme rosso. Ma non si creda che il Cavaliere se ne stia a cuccia qualunque cosa accada a palazzo Chigi. Se una caduta del Pd sotto i colpi di Grillo avrebbe messo all'angolo Enrico Letta, il PdL può trascurare le proprie oggettive difficoltà periferiche solo se il governo riuscirà a trovare le risorse necessarie per abolire l'Imu sulla prima casa, evitare l'aumento dell'Iva e assumere i giovani a costo zero. Altrimenti si rischierà davvero la crisi. Se dunque è prevedibile quel che faranno Pd e PdL, la grande incertezza è l'atteggiamento di Grillo. Il suo commento di ieri sul blog dimostra grande imbarazzo. D'altra parte non bisogna stupirsi più di tanto: le elezioni politiche sono impersonali e ha pagato l'antipolitica. Sul territorio vedi in faccia le persone e può cambiare tutto. D'altra parte che ha fatto il Movimento 5 Stelle in tre mesi di governo? Nessun vero confronto sui temi principali, rigidissimo controllo interno, grandi dibattiti sugli scontrini. Un po' poco per appassionare la gente. E allora o Grillo si mette davvero a far politica o è destinato a spegnersi con la rapidità con cui s'è acceso.
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