Un marziano che sbarcasse oggi in Sicilia certamente resterebbe stupito ascoltando certi racconti.
Penserebbe a frutti della fantasia. Purtroppo siamo nella realtà. Patologica ma reale.
Perché sembra una cosa dell’altro mondo sapere che l'Assemblea regionale ha pagato finora ottocentomila euro per un call center esterno. I centralinisti di ruolo interni infatti sono stati promossi ad altra, prestigiosa e, ben remunerata, attività.
Oppure apprendere che all'Amia di Palermo ottocento netturbini sono indagati perché la loro scarsa fedeltà al servizio ha consentito all’immondizia di superare il livello di guardia. Minacciando la salute della città e facendosi sberleffo dell’igiene. Secondo l'accusa, erano in stato di agitazione, non lavoravano ma timbravano lo stesso il cartellino, evitando così la trattenuta.
Tutte notizie da restare a bocca aperta. Ma com’è possibile che all’Ars non ci siano più addetti al telefono? Hanno ottenuto tutti quanti altri incarichi. Eppure mantengono l'indennità-cuffia di 250 euro netti al mese. Eppure era per quel servizio che erano stati assunti. Ma evidentemente era solo un transito. Una maniera per mettere, come al solito, un piede nella porta. Nella certezza che, prima o poi si sarebbe aperto uno scalone.
Ora, fortunatamente, il presidente dell’Ars ha messo un freno. Si è ribellato, giudicando insostenibile la spesa di ottocentomila euro per un servizio esterno che potrebbe essere tranquillamente svolto dal personale interno.
Una posizione ferma che speriamo venga mantenuta nel tempo. Perché non c’è solo il costo del call center che irrita. E gli stipendi degli ex centralinisti dove li mettiamo? Perché sono stati promossi? E come mai prendono ancora l'indennità? Perché è di tutta evidenza che dietro un’operazione del genere non può che esserci un accordo spartitorio. Piccolo ma non per questo meno condannabile. Dimostra solo che la clientela non lascia liberi spazi. Nemmeno i più angusti.
Tutta la politica del personale deve essere riconducibile ad un padrinaggio. Non importa se politico o sindacale. Rileva lo scandalo visto che, alla fine, a pagare saranno sempre le tasche dei contribuenti.
Né valga, per favore, la solita giustificazione. Siamo certi che tutto è avvenuto nella legalità formale. Nessun comma sarà stato violato. Nessun paradigma violato.
Come nel Processo di Kafka. Peccato che alla fine sarà stata compiuto un abuso. Non c’è che un rimedio: una nuova legge che abolisca le precedenti e obblighi i centralinisti di Palazzo Dei Normanni a tornare al loro posto. Tutti pronti a dire pronto.