Com'era facile immaginare la puntualizzazione sull'assenteismo in Regione ha trovato molta eco sul web. Numerosi i commenti apparsi sul nostro sito. In gran parte condividendo il rimprovero ai fannulloni. Scrive Giovanni Siino: «Il salario comporta la presenza e l'esecuzione del lavoro. Non quello di mettersi ammalato. In tal caso se falso comporta l'immediato licenziamento». Impossibile non essere d'accordo. Aggiunge Francesco: «L’arroganza dei dirigenti e funzionari regionali è diventata insopportabile per chi lavora e fa sacrifici giornalmente».
Non tutte le risposte, però, hanno il suono dell'applauso. Dice Giuseppe: «L'articolo si limita ai soliti luoghi comuni su cui è facile fare presa, senza fare un esame sulle rotazioni di Crocetta, né sullo stato dalla Pubblica amministrazione in Sicilia».
In effetti è vero: non c'è stato un esame preventivo delle condizioni della burocrazia siciliana. Ma che cosa avrebbe aggiunto a quanto già noto? Certo ha ragione Falco: «Perchè non occuparsi anche delle assenze degli impiegati del comune, della provincia, delle aziende sanitarie? La Regione ha fornito dati certi per le assenze. Le altre amministrazioni?». Assolutamente d'accordo. Ma di sicuro non consola la consapevolezza della vastità del problema. Casomai accresce la depressione.
Né vale, purtroppo la generalizzazione di RosariOne, ancorché sostanzialmente corretta: «La mancanza di controlli ha portato questi risultati ma, come ha detto qualcuno chi è senza peccato scagli la prima pietra. Esiste impresa in Sicilia senza i contributi regionali?».
Per non parlare del pessimismo che nasce da Sciascia e da Tomasi di Lampedusa sulla irredimibilità dell'Isola. Scrive Mimmo: «Perchè non accettare una volta per tutte che la Sicilia è questa e mettersi il cuore in pace? Da giovane nutrivo speranze...ora non più. È nel Dna...».
Insiste Rosa Nero+forever: «Chi ne ha facoltà scappi da questa isola che la maggior parte dei suoi abitanti rende matrigna, un nostro illustre corregionale diceva: tutto cambi perchè niente cambi».
Francamente vorremmo evitare di cadere in questa trappola che, alla fine serve solo a giustificare l'esistente. Gli strumenti di controllo proposti dal web sono radicali: Ernesto: «Per scovare i malati immaginari della regione bisognerebbe l'intervento delle Forze dell'Ordine e quando si scopre qualcuno non in casa subito il licenziamento».
Oppure Elvira: «Senza distinzione di razza e di colore si estraggono tre nominativi al giorno e si manda il medico fiscale».
In ogni caso a parere di Marco: «Se un dipendente regionale è onesto e lavoratore quello che dice Sunseri dovrebbe essere musica x le sue orecchie. Ma purtroppo non è cosi! povera terra».
Non mancano, ovviamente le voci critiche. Dice Maria: «Asseteismo è assenza ingiustificata, le assenze di cui si parla sono per malattia, ferie, permessi, giustificati e consentiti dai contratti, le visite fiscali vengono fatte e non hanno trovato frodi».
Oppure Falco: «Di solito si dice che in un cesto di mele buone vi sono delle mele marce, lei, sig. Sunseri considera i regionali in partenza tutte mele marce con qualche eccezione. Davvero molto obiettivo.Complimenti».
Oppure Antonio: «Molte famiglie siciliane, costituite anche da dipendenti regionali, vivono sotto la soglia di povertà. Ma anche loro pagano le tasse. Ogni euro che versano è per loro un vero sacrificio».
Infine, la disperazione di Segugio: «L'Assemblea regionale ha emanato una legge per stabilizzare i parenti di politici nelle società satellite, nel periodo in cui la finanziaria lo vietava. Avviene solo in Sicilia. Se non avrò da mangiare un giorno andrò a bussare da questi vigliacchi per essere rimborsato del maltolto».
I «peccati» siciliani senza controlli
Com'era facile immaginare la puntualizzazione sull'assenteismo in Regione ha trovato molta eco sul web. Numerosi i commenti apparsi sul nostro sito. In gran parte condividendo il rimprovero ai fannulloni
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