Finalmente la verità è saltata fuori. Non che ci fossero dubbi: tuttavia la dichiarazione ufficiale ha sempre un protocollo aggiuntivo. Così il presidente Crocetta, intervenendo a «Ditelo a Rgs», ha confermato che i soldi sono finiti, ci sono scadenze vicine e si rischia il disastro. Per la contrattualizzazione dei precari al momento ci sono disponibilità previste fino a luglio. Ma non è solo un problema di fondi: il termine è imposto alle amministrazioni dal patto di stabilità nazionale. Oltre il 31 luglio, se non interviene lo Stato e non si allentano questi limiti, tutti a spasso. Il salvagente in arrivo da Roma dovrà quindi essere molto robusto. Secondo. La Sicilia per i precari spende quanto tutto il resto d’Italia messo insieme. Un primato di cui non c’è motivo di andare orgogliosi. Che si sarebbe prima o poi arrivati a questo punto era scontato. Tante volte su queste colonne avevamo lanciato l’allarme. Spesso derisi, costantemente dileggiati, qualche volta anche aggrediti. Mai creduti. E ora? L’assessore Bianchi prevede un percorso di stabilizzazione attraverso il part-time. Bene. Ma chi paga? Perché adesso le solite anime belle (ma anche quelle brutte e soprattutto complici) si stracciano le vesti sostenendo che non si può fare “macelleria sociale” sulle spalle di poveracci che da decenni aspettano una sistemazione. Perfetto. Ci chiediamo: che titolo avevano i quasi ventimila precari per ottenere quel posto? Perché solo loro e non le altre migliaia di giovani siciliani cui questa opportunità (la chiamiamo così?) è stata sottratta? Nessuna meritocrazia, ovviamente. Solo la protezione di un padrino politico o sindacale molto potente. Il terzo punto è un interrogativo: non è forse macelleria sociale quella che si sta abbattendo su migliaia di imprese siciliane costrette a chiudere perché la Regione è morosa sui pagamenti? Oppure perché non ha i soldi per far partire cantieri e altre opere di pubblica utilità che potrebbero sviluppare ricchezza e posti di lavoro? La caduta degli investimenti pubblici genera migliaia di disoccupati. Tutti figli di un dio minore rispetto ai precari e ai padrinaggi che li proteggono. Ultimo problema: ma siamo proprio sicuri che bisogna stabilizzarli tutti? Anche i fannulloni? Anche quelli che, non avendo mai fatto nulla prima, è dubbio faranno qualcosa dopo? Anche i furbi hanno diritto alla sistemazione? Anche quelli che prendono l’indennità dalla Regione e poi, sottobanco, lavorano in nero? In proposito non è mai stata avviato un serio controllo. Nessuno che si sia mai preso il disturbo di esercitare il dovere della vigilanza. Tranne poi scoprire che dietro qualcuna di queste cooperative di precari si muovevano interessi non del tutto leciti. Visto che non si può fare macelleria sociale, visto che comunque, essendo contribuenti, saremo chiamati a pagare, possiamo almeno avanzare una richiesta. Che lavorino. Una volta sistemati devono lavorare. Vogliamo conoscere carichi di lavoro e compiti, vedere i rendiconti di quanto hanno fatto. Sarebbe insopportabile che dovessimo anche pagarli per non far nulla. Ovviamente a una condizione: che ci sia una funzione nella quale impegnarli. Ma anche su questo abbiamo dubbi. FONDI@GDS.IT