Cominciamo non proprio bene. Il futuro dell’Imu accende le differenze tra i partiti che sostengono Letta. Il voto di fiducia era ancora caldo che già sulle agenzie partiva il gioco di fuoco delle dichiarazioni contrapposte. In barba a tutti gli impegni di solidarietà della vigilia. Senza curarsi delle promesse irrevocabili fatte al Capo dello Stato. Tutti già pentiti. E siamo solo al primo giorno. Chissà che cosa accadrà nei prossimi mesi.
Certo le parole del Presidente del Consiglio in Parlamento non sono state un capolavoro di chiarezza. L’unica cosa indiscutibile era l’annuncio del rinvio della rata di giugno. Nebbia sul resto. Il salvagente riguarda solo la prima casa o l’intera tassa? E le future esenzioni? Terra incognita. Le posizioni divergono. C’è l’impostazione radicale del Pdl che a questa imposta vorrebbe fare un bel funerale. Tutt’altro nel Pd: il partito della sinistra non dimentica che, in fondo, se i ricchi anche un po’ piangono male non fa. E quindi se la prima casa viene esentata bisogna recuperare sulle seconde, terze e così via. Tutto purchè qualcuno paghi.
Una domanda: ma l’Imu è proprio così fondamentale per il futuro dell’economia italiana? Berlusconi è stato, come al solito molto bravo, a farlo diventare il tema centrale della campagna elettorale. Così come nel 2008 aveva fatto con l’Ici. Il Pd, come di consueto, si è mosso in ritardo ed è stato costretto a inseguire. Ora gioca a rimpiattino. Tutti a dimenticare che il problema centrale del Paese non è la tassazione degli immobili ma la crescita. Se la torta della ricchezza non torna a lievitare è forte il rischio che i partiti, come cani sdentati, litighino su un osso rinsecchito. Ma la crescita, come non ci stanchiamo di ripetere, non si crea per decreto legge. Bisogna che il governo crei le condizioni perché ai cittadini torni la voglia di consumi e alle imprese l’interesse a investire. Certo servono meno tasse. Ma non solo: serve meno burocrazia e più flessibilità, meno autorizzazioni e un ambiente più accogliente per l’attività privata. Su questo punto i partiti devono riprendere il loro ruolo di guida e orientamento. Non farsi condizionare dagli umori un po’ scostanti dell’opinione pubblica che si esprime su Facebook e su twitter.
Infine ecco il presidente Letta che è andato a Berlino garantendo che l’Italia manterrà fede ai suoi impegni con l’Europa. Una promessa che non combacia esattamente con le dichiarazioni fatte in Parlamento. I conti non tornano: i rimborsi dei debiti alle imprese, la soppressione, almeno temporanea, dell’Imu e la mancata conferma dell’Iva al 21% apriranno un bel buco nei conti dello Stato. Diverse decine di miliardi che, in qualche maniera, vanno recuperate a meno di non sforare il patto di stabilità. La signora Merkel ha stretto la mano a Letta dichiarandosi soddisfatta degli impegni presi dall’Italia. Perfetto. Ma esattamente quali sono?