Dunque ci attendono una primavera e un’estate immersi nella spazzatura? Dunque le difficoltà di una discarica ormai vicina alla saturazione non saranno le uniche cause di un’emergenza che mostra già i primi preoccupanti segni? Stiamo forse preoccupandoci con troppo anticipo? No, perchè con altrettanto largo anticipo si sta muovendo la protesta dei dipendenti di Amia. Preoccupati per un futuro reso nebuloso dal naufragio del concordato in tribunale, ultima speranza di salvare l’azienda da un fallimento che appare ormai ineluttabile. Timori certo condivisibili, tanto più che al momento - al di là delle comunque perentorie garanzie verbali del sindaco - non è ancora maturata l’alchimia che dovrebbe salvare quei 2.400 posti lavoro. O almeno la maggior parte di essi.
Detto ciò, però, siamo alle solite. Perchè una preoccupazione preventiva deve essere caricata sulle spalle di una città che già con i suoi stessi rifiuti è costretta a convivere in situazioni normali, fra raccolta che si fa e non si fa, una volta per questo e una volta per quest’altro motivo? Assemblee e manifestazioni di piazza, al di là di quello che possono dire sindacati e promotori, finiscono inevitabilmente per incidere sui normali turni di ritiro della spazzatura. Dopo un paio di giorni ne stiamo già pagando il prezzo. Che rischia di essere altissimo a lungo andare. È bene che i lavoratori lo sappiano. Rallentare la raccolta è un colpo alla città. Non un modo per chiederne il sostegno.