Alberghi, anche storici, lussuosi, di charme, che chiudono stagionalmente come un banale ostello di montagna a Ferragosto. In una città che è pur sempre la quinta d’Italia nonchè capoluogo di un’Isola che ai turisti avrebbe da offrire parecchio e per dodici mesi all’anno. Scarso appeal, scarsa capacità di programmare, poca dimestichezza con le nuove tecniche di promozione e prenotazione che passano attraverso il web.
A ciò aggiungiamo la totale inadeguatezza nel campo del turismo convegnistico. Palermo non ha una struttura capace di ospitare eventi con migliaia di presenze, almeno una ventina quelli per i quali gli organizzatori avevano puntato gli occhi sulla Conca d’0ro lo scorso anno, salvo poi deviare altrove per assoluta carenza di location all’altezza. Del cimitero di cemento che fu la Fiera del Mediterraneo si parla di un futuro ancora vago e certamente non prossimo.
Ecco il turismo a Palermo. Un settore a perdere per il quale la crisi economica globale è, una volta tanto, solo un alibi. Per nascondere ben altre e più locali responsabilità... M.R..
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