Mercoledì 27 Novembre 2024

Aperture e difficili coabitazioni

Era scontato che Pierluigi Bersani non facesse la minima apertura di credito a Silvio Berlusconi dopo il voto choc di domenica. Lo stesso Grillo in mattinata lo aveva ammonito a non tentare inciuci, senza peraltro andare oltre. Ma il disegno tratteggiato dal segretario del Pd assomiglia molto a un governo di minoranza sostenuto qui e là dal Movimento 5 Stelle.
Se in nome del «non abbiamo vinto, ma siamo arrivati primi» il presidente della Repubblica affidasse a Bersani l'incarico di formare un nuovo governo, egli si presenterebbe alle Camere con un programma certamente nobile, ma quasi completamente opposto a quello del centrodestra. Vuole «ribaltare lo schema», sfida Grillo a trasformare il «consenso tema per tema» in un voto preventivo di fiducia e anticipa perciò che il programma da esporre alle Camere dovrà essere di gradimento del Movimento 5 Stelle. Scelta coraggiosa dall'esito assai incerto. Grillo non è Vendola, che prima o poi finirà per essere assorbito nel Pd. Interpreta magistralmente il malessere dei ceti deboli, ma anche degli artigiani: la sua campagna in Veneto e stata magistrale e ha sfrondato pesantemente l'albero elettorale della Lega. Ma il suo assegno di mantenimento dei disoccupati a mille euro al mese costa 30 miliardi, la sua uscita dall'euro è improponibile, la sua politica ambientalista e sulle grandi opere pubbliche è il contrario di quanto finora sostenuto dal Pd. Alla vigilia delle elezioni ci siamo chiesti a lungo come avrebbero potuto convivere Monti e Vendola. Oggi dobbiamo chiederci come potranno abitare sotto lo stesso tetto Bersani e Grillo.
Al leader del Movimento 5 Stelle il segretario del Pd ha fatto peraltro una importantissima apertura di credito sulle cariche istituzionali. Chi immaginava una divisione di Camera e Senato tra Pd e PdL potrebbe restare deluso, visto che Bersani ha ricordato che Grillo, anche se di misura, è il primo partito alla Camera dei Deputati. Lasciando intendere che a lui potrebbe essere offerta una delle due presidenze. Uno schiaffo pesante al centrodestra che tra Camera e Senato ha preso tre milioni e mezzo di voti più di Grillo. Staremo a vedere, ma è chiaro quale direzione sarà percorsa inizialmente da Bersani dopo un probabile incarico di governo. Un ribaltamento di schema, lo ha definito. Questo è il programma, lo voti chi vuole votarlo.
Ma la lista della spesa si annuncia indigeribile per il Cavaliere. Risorto clamorosamente, contro ogni attesa. È vero che il PdL ha perso 13 punti rispetto a1 2008 (con lui c'era An) contro gli 8 perduti da Bersani, ma ne ha recuperati una decina sui sondaggi di due mesi fa. Ha perso la Camera per 120mila voti su 35 milioni di votanti. Questo gli costa 220 deputati di svantaggio per le follie della legge elettorale, la cui modifica sorprendentemente Bersani ieri ha dimenticato di inserire tra le urgenze. Ma 1a situazione può paradossalmente rivolgersi in favore di Berlusconi, essendo impensabile che a parti invertite egli avrebbe potuto reggere avendo contro gli eserciti uniti del 5 Stelle e del Partito democratico. Bisogna dare atto al Cavaliere di avere interpretato al meglio (come Grillo, ma su posizioni più governabili) l'enorme e crescente disagio sociale, mettendo sotto accusa l'eccesso di austerità imposto dall'Europa che ieri lo stesso Bersani ha dovuto riconoscere come insostenibile.
Dieci milioni di italiani hanno creduto alle sue promesse e lo hanno considerato in ogni caso il candidato più accettabile. Dalla Lombardia alla Sicilia, dal Veneto alla Campania e alla Puglia. L'Europa dovrà tener conto del suo successo e di quello di Grillo: un'Italia in ginocchio non conviene a nessuno, tanto meno alla Germania. Purtroppo, in una condizione drammatica sottolineata anche ieri dal pessimo andamento dei mercati, il cerimoniale delle istituzioni resta di una lentezza esasperante. Passeranno venti giorni per l'insediamento delle Camere e un mese prima che il presidente della Repubblica affidi 1'incarico. Gli basteranno le consultazioni per procedere? Affiderà a uno dei presidenti delle Camere un incarico esplorativo per non bruciare Bersani? Ci saranno una maggioranza e una minoranza chiare? (Alla minoranza spetta la presidenza delle commissioni di controllo, dai servizi segreti alla Rai). È ipotizzabile un governo guidato da una personalità di sinistra meno esposta del segretario del Pd? Chissà. È tuttavia un peccato che Mario Monti debba rassegnarsi a una grigia ordinaria amministrazione mentre la casa brucia.

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